Puntuale come un orologio svizzero, almeno nella storia italiana degli ultimi 20 anni, appena la coalizione oggi guidata da Giorgia Meloni vince le elezioni riesce a far scordare agli italiani qualsiasi problema strutturale, spostando il focus sulla “piaga dell’invasione”, in barba a ogni principio di realtà che vede l’Italia non certo ai primi posti europei in materia di accoglienza.

Così, spariscono dal tavolo della politica i drammi economici e sociali derivanti da due anni di pandemia e si smaterializza la crisi energetica che peserà come un macigno sulle tasche di famiglie e imprese. La causa di ogni male diventa il profugo, il «clandestino» nel vocabolario della destra italiana, che minaccia confini, identità e opportunità per noi indigeni indifesi. Un accaparratore famelico di risorse e tradizioni da tenere lontano dal suolo italico, fosse pure segregato a bordo di una nave all’interno di un porto italiano. Per principio.

Perché quando c’è la destra al potere «finisce la pacchia» per quei pochi fortunati che sono riusciti a superare vivi il Mediterraneo a bordo di una bagnarola. E chi dissente dall’impostazione dell’irremovibilità coi poveri cristi è un «buonista», definizione che ha già ritrovato cittadinanza nel linguaggio quotidiano, un disfattista che non ama la Patria abbandonata al proprio destino dalla “perfida Bruxelles”.

Eppure ci sarebbe un modo che consentirebbe a Meloni e Piantedosi di tenere la barra dritta sul “cattivismo” senza accanirsi sui corpi e sulle menti lacerate di chi fugge da guerra e fame: seguire l’esempio di Silvio Berlusconi. Sì, proprio lui, il padre nobile del centrodestra mai docile con gli “immigrati”. Fu proprio il Cav, nel 2011, a firmare un Dpcm per la concessione di un permesso di soggiorno temporaneo ai migranti tunisini. Un rimedio alla clandestinità e allo stesso tempo una minaccia a Bruxelles: perché con un documento in mano rilasciato dallo Stato italiano i profughi erano liberi di circolare in Europa, proseguendo il viaggio verso nord (come la maggior parte dei migranti) per ricongiungersi con familiari e amici già presenti.

Per fare la dura, agli occhi degli elettori e di Bruxelles, la presidente del Consiglio potrebbe dunque attingere alla storia recente del centrodestra italiano. Manterrebbe intatto il titolo di “cattivista” e lascerebbe scendere da quelle navi persone che ne hanno già subite troppe di cattiverie.