Dopo la rinuncia di Giuseppe Conte a correre per le suppletive di Roma 1, il Pd corre ai ripari e lancia in campo Cecilia D’Elia. A deciderlo è stata la direzione romana del partito. Sarà dunque D'Elia, ex assessora provinciale della Giunta guidata allora da Nicola Zingaretti, a contendersi il seggio che fu di Roberto Gualtieri, nel frattempo salito sul Campidoglio. Resta da capire ancora quanto saranno gli sfidanti, visto che Carlo Calenda, che in quel collegio aveva superato il 30 per cento alle Comunali non sembra averla presa tanto bene. Il leader di Azione, fino a pochi giorni fa pronto a lanciarsi nella mischia per fare un dispetto a Giuseppe Conte e ai dem, non ha gradito comunque il metodo scelto dal Nazareno: indicare un proprio candidato senza confrontarsi con gli eventuali alleati. E su Twitter si sfoga: «Dopo il disastro della pseudocandidatura Conte e di fronte alla disponibilità di ritirare la nostra candidata, il Pd decide di andare avanti senza confronti. Abbiamo cercato un punto d’incontro per l’ultima volta», scrive Calenda, prima di sentenziare: . «Il campo largo non esiste. Non evocatelo più, Enrico Letta». In mattinata, prima dell'ufficializzazione della scelta del Pd, l'eurodeputato aveva invitato i dem e Italia viva a fare un passo indietro in nome dell'unità. «Il Pd potrebbe candidare Cecilia D’Elia, Italia viva Elena Bonetti, noi abbiamo raccolto le firme per Valentina Grippo», spiegava sempre su Twitter l'ex candidato sindaco. «Tre donne di grande valore. Andare così vorrebbe dire essere tutti sconfitti. Abbiamo deciso di ritirare la nostra candidatura come gesto di responsabilità. In questo collegio alle ultime elezioni abbiamo preso il 32 per cento e anche per questo rinunciare a una candidatura di partito non è una scelta facile. La nostra proposta è semplice: troviamo una candidata insieme. Ringrazio Valentina Grippo per la grande generosità». E ora che i dem hanno scelto di correre per conto proprio Calenda potrebbe ripensarci.