«Cretinata colossale». Gianluigi Paragone liquida così la notizia di “Repubblica” secondo cui una decina di senatori M5S sarebbero disposti a seguirlo nella creazione di un gruppo autonomo a Palazzo Madama. «Ma secondo voi, ha senso una cosa per cui io esco dal gruppo del Movimento 5 Stelle per andare a fare un gruppo di dissidenti in appoggio al governo che poi è lo stesso a cui non ho dato la fiducia?», si chiede l’ex direttore della “Padania” per avvalorare il suo ragionamento.

Eppure, a ben guardare, un senso ci sarebbe. Lo stesso che spinto Matteo Renzi a scindersi dal Pd e fondare Italia Viva: trasformare una pattuglia di dissidenti nel possibile ago della bilancia dell’esecutivo Conte.

Del resto, è vero che Paragone dalla crisi d’agosto in poi ha manifestato ripetutamente la sua ostilità nei confronti delle scelte giallo- rosse, ma è pur vero che il suo dissenso non è affato isolato.

Tra i maggiori sponsor grillini dell’ex conduttore televisivo figura un pezzo da novanta del Movimento: quell’Alessando Di Battista che, seppur da “semplice iscritto”, non si è mai fatto sfuggire un’occasione per cannoneggiare sul Conte 2. E la ritrovata sintonia con Luigi Di Maio non è detto che duri a lungo, soprattutto dopo i nuovi diktat di Beppe Grillo al capo politico.

L a creazione di un gruppo dissidente e autonomo al Senato servirebbe dunque a svincolarsi dal controllo del comico genovese e dalle continue giravolte del ministro degli Esteri.

Paragone continua a smentire ogni retroscena, resta il pugno di eletti a palazzo Madama pronti a seguirlo al primo cenno.