Dunque la crisi non si può fare: sia Lega che l’M5S, per motivi opposti ma convergenti ( bel paradosso: non è l’unico), non la ritengono consona ai propri interessi. Però andare avanti è sempre più difficile. Non solo perché è complicato spiegare che fino a sabato notte i due partner litigavano anche sui dettagli e adesso invece, oplà, come non detto, amici più di prima: l’opinione pubblica sarà pure distratta ma comincia a subodorare che affogare nell’oceano di propaganda non è bello. Ma soprattutto perché è in corso un balletto al rovescio, con Salvini e Di Maio che fanno a gara a sottrarre l’uno all’altro le possibili motivazioni per rompere. Così Salvini molla il viceministro Rixi compiacendo le spinte dei Cinquestelle per non fornire l’alibi- spoletta di difendere i condannati; e i grillini assicurano che la flat tax senza coperture va bene, anzi benissimo. Basta che il ministro dell’Interno convinca Tria: che ci vuole, non risponde forse più a lui che a Conte?

A proposito. Un pugno di ore prima della lettera di risposta alla Ue - ufficializzata, misconosciuta, da compulsare in un vertice ad hoc ( ma Conte, Tria, Di Maio e Salvini non potevano parlarsi prima?) per poi riufficializzarla e nuovamente spedirla; il governatore di Bankitalia aveva ammonito a non fare leggi in deficit, «sollievo effimero e controproducente». Il vicepremier leghista ha giudicato positivamente le parole di Ignazio Visco. Salvo poi proporre la flat tax esattamente in deficit trovando, come detto, immediata adesione da parte dell’altro pentastellato vice- Conte. Ecco: e il premier? Semplice: «Nessuna proposta di flat tax è stata finora presentata».

Se a qualcuno a questo punto venisse in mente di stare su Scherzi a parte bisognerebbe dissuaderlo: stiamo parlando dell’Italia, il cui governo si appresta a preparare la legge di Stabilità. Mentre lo spread si riavvicina a quota 300 devastante per i conti pubblici, e l’Istat con guida gradita alla maggioranza gialloverde certifica che siamo fuori dalla recessione tecnica ma ben incastonati in una fase depressiva che vede la crescita del Pil per quest’anno a una sola cifra: zero. La scusa della campagna elettorale non c’è più: ora bisogna governare. E’ ciò che gli italiani- di maggioranza e di opposizione si aspettano. Anzi pretendono.