È passato dal “se c'è lui non vengo io” al “compagni, l'unione fa la forza”. Strano animale politico, Carlo Calenda, capace nel giro di una settimana di cambiare radicalmente atteggiamento nei confronti di presunti avversari e possibili alleati. Del resto, quali siano gli uni (gli avversari) e quali gli altri (gli alleati) fino a pochi giorni fa nessuno sarebbe stato in grado di dirlo.

Nonostante un passato nel Pd e una coalizione costruita con i dem nel Lazio, infatti, nessuno al Nazareno, e figuriamoci dalle parti della sede grillina di Campo Marzio, si è mai fidato troppo dell'ex ministro dello Sviluppo economico. Anzi, quando i leader di quello che fu il campo largo parlano di Calenda le accuse di intelligenza col nemico (il governo Meloni) si sprecano. Poi però succede che l'inventore del Terzo Polo spiazza tutti cambiando registro e, dalla disponibilità al dialogo costruttivo offerta all'esecutivo, passa alla chiamata alle armi delle opposizioni contro un partito, Fratelli d'Italia, definito «semifascista». E pensare che in campagna elettorale Calenda aveva bullizzato malamente il povero Enrico Letta per aver utilizzato l'antifascismo come arma spuntata di propaganda. Che cosa sia cambiato da allora resta un mistero.

L'unica certezza è che il leader più divisivo di tutto il centrosinistra quello che al solo sospetto di un allargamento della coalizione ai grillini nel Lazio richiamava all'ordine il candidato Alessio D'Amato - ora prova a vestire i panni del federatore.

Così l'ex ministro non solo annuncia che il Terzo Polo voterà insieme al Pd (e al Movimento 5 Stelle) la mozione di censura nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, ma propone agli altri due partiti di minoranza, finora bellamente canzonati, nuovi orizzonti di convergenza. A partire dal premierato, versione soft del presidenzialismo, e dal salario minimo di nove euro l'ora, cavallo di battaglia del M5S e, in parte, del Pd. aula della democrazia rappresentativa: Twitter. «Calenda si è svegliato stamattina (sul salario minimo, ndr). Noi lo proponiamo dalla scorsa legislatura e io ho depositato una proposta di legge al mio primo giorno da deputato. Calenda la sottoscriva e la voti», inizia il capo dei 5S. «Caro Giuseppe Conte queste sono risposte da adolescente capriccioso. Sostengo la necessità del salario minimo da anni, la differenza è che tu sei stato premier e non l'hai varato. Discutiamone anche con il Pd e altre forze politiche. Seriamente»,

Replica piccato ma senza svestire i panni della buona volontà il diretto interessato. Discussione chiusa? Nient'affatto. Perché all'ex premier non va proprio giù di essere definito «capriccioso» da Calenda e rispedisce l'insulto al mittente, alimentando un dibattito maturo e profondo. «Calenda si guardi allo specchio con quel tweet e ci si riconosca», controreplica Conte, che precisa: «È lui l'adolescente capriccioso», ma «se anche Calenda si è deciso ad appoggiare il salario minimo, che noi sosteniamo da tantissimi anni, potrà aggiungere i suoi voti alla nostra proposta».

Del resto, non sempre si può dire sì al primo appuntamento. A volte serve tempo per conoscersi, entrare in confidenza. E mostrarsi respingenti può servire a sondare le reali intenzioni del nuovo corteggiatore. E Calenda, come corteggiatore, prova a lanciare più di un segnale in direzione pentastellata ( e dem). Due giorni fa, ad esempio, intervenendo a Metropolis, su Repubblica. it, ha persino preso le distanze dal suo socio politico, Matteo Renzi, su un tema caro al M5S: la commissione d'inchiesta sul Covid. La questione è di quelle spinose, soprattutto perché il leader di Italia viva non ha mai fatto mistero di voler istituire una Commissione per accertare eventuali irregolarità politiche nella gestione dell'emergenza da parte del duo Speranza- Conte.

Calenda, perfettamente consapevole delle intenzioni del suo alleato e folgorato sulla via dell'unità del centrosinistra, si dissocia dal senatore di Rignano sull'Arno con un secco: «Io sono molto scettico, ho un'idea diversa rispetto a Renzi su questo». Difficile immaginare che il messaggio non sia giunto alle orecchie dell'avvocato come un gesto di distensione. Ma è altrettanto difficile prevedere per quanto tempo ancora Calenda riuscirà a resistere nella parte inedita del federatore conciliante.