Europa, Russia, Israele; come un eroe dei tre mondi Matteo Renzi gioca su tutti i tavoli, e sostanzialmente lo fa per sparecchiarli. Bacchetta ministri e diplomatici, si oppone a Germania, Francia e Gran Bretagna nell'escalation di tensioni con il Cremlino, accusa l'Unione europea di non fare nulla sull'emergenza umanitaria dei migranti e ribadisce a Bruxelles che «la manovra economica non cambierà». Una giostra quasi frenetica di dichiarazioni, rimesse in discussione e frecciate ad alleati e amici. Come quella scoccata al suo ministro degli Esteri Paolo Gentiloni "colpevole" di aver avallato l'astensione italiana sulla risoluzione dell'Unesco che nega il legame religioso e culturale degli ebrei con il Monte del Tempio, il sito di Gerusalemme che i musulmani chiamano Spianata delle Moschee. «È una risoluzione allucinante, una vicenda incomprensibile, inaccettabile e sbagliata. Ho chiesto espressamente ai nostri di smetterla con queste posizioni, abbiamo votato in automatico. Se c'è da rompere su questo l'unità europea che si rompa. Mi incontrerò con Gentiloni per discuterne». Una presa di posizione netta e senza precedenti che fa incassare al presidente del consiglio il plauso del governo israeliano e della comunità ebraica dopo il gelo dei giorni scorsi: «Ringraziamo e ci felicitiamo con il governo italiano per questa importante dichiarazione», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Tel Aviv Emmanuel Nahshon. Renzi è stato protagonista anche nel braccio di ferro tra Unione europea e Russia sulla crisi in Siria, mettendosi di traverso a Germania, Francia e Gran Bretagna che volevano infliggere nuove sanzioni a Mosca in quanto alleata del regime di Damasco nei bombardamenti su Aleppo. Una vicenda ricostruita nei dettagli dal Financial Times; secondo il quotidiano londinese Angela Merkel, François Hollande e Theresa May avrebbero spinto fino all'ultimo per inasprire le sanzioni contro i russi, ma l'Italia si è opposta con fermezza ritenendole inutili e controproducenti e riuscendo a far modificare il documento finale dell'incontro dei capi di governo a Bruxelles in cui si fa riferimento solo ai «siriani» e non più ai loro alleati. «Non ha senso parlare di sanzioni alla Russia, tutti concordiamo che bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si possa arrivare ad un accordo in Siria», sono state le parole di Renzi che ha potuto contare sulla mediazione dell'l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini e sul sostegno di Spagna, Grecia, Austria e Cipro. Molto irritata Angela Merkel che ancora ieri sera ribadiva che «tutte le opzioni sono sul tavolo, nonostante la formulazione del documento del Consiglio europeo sia stata modificata». Anche sulla manovra economica presentata dal governo, Renzi ha mostrato i muscoli, dicendo a chiare lettere che il suo esecutivo non la modificherà di una virgola nonostante le perplessità che ha suscitato tra gli alfieri dell'austerity e del rigore finanziario: «La legge di stabilità non cambierà, non abbiamo chiesto più flessibilità ma soltanto di applicare le clausole speciali per il terremoto e l'emergenza immigrazione. Siamo pronti ad ascoltare le osservazioni dell'Ue ma la sostanza non cambia. È irrealistico parlare di procedure di infrazione sulla manovra, le infrazioni le commettono quegli Stati che non rispettano gli impegni sull'accoglienza dei migranti». Ed è proprio sulla questione accoglienza che Renzi lancia l'ultima freccia avvelenata ai partner comunitari: «Nel documento finale del Consiglio sono stati fatti dei passi in avanti. Il problema dell'Ue non sono le parole ma i fatti, perché a parole siamo tutti bravini».