Nomina travagliata quella del neo ministro del Mare, Nello Musumeci, ex governatore della Sicilia. Al momento di assegnare le deleghe, infatti, a Musumeci è stato assegnato un dicastero “povero”. Non è un mistero che alcuni suoi colleghi di governo, come il vicepremier Matteo Salvini, che sin dall'inizio ha preteso i Porti, abbiano lavorato per accaparrarsi più deleghe di spessore. Ci si è messo anche Raffaele Fitto al quale sono andati i fondi per la coesione e tutto il pacchetto Mezzogiorno. Ma alla fine quello che inizialmente sembrava un contenitore vuoto, il Mare, si è rivelato un ministero con deleghe pesanti: Protezione civile, Politiche del mare e gestione del Dipartimento Casa Italia ( una cabina di regia per la sicurezza sismica del Paese).

Ministro, è soddisfatto?

Soddisfatto? Mi sento onorato d’essere stato chiamato al governo della nazione. E ringrazio il presidente Meloni per la fiducia. Quanto alle deleghe, certa stampa ha tentato una lettura improntata a malafede. Sul Sud abbiamo fatto una riflessione ed ha prevalso il buonsenso: evitare disaccoppiamenti e concentrare in unica delega Mezzogiorno, fondi coesione e fondi Pnrr. Proprio com’era prima.

In cosa consistono le sue deleghe? Su quali fronti agirà?

Il ministero del Mare è la vera novità, fortemente voluta dal premier. Si comincia con una funzione di coordinamento e programmazione sul sistema mare che coinvolge una decina di dicasteri. Un primo importante passo, davvero entusiasmante. La Protezione civile, infine, non ha bisogno di commenti: una delega che richiede grande responsabilità ed equilibrio.

La sua è stata una carriera senza sosta. Ora ha fatto un salto da governatore a ministro. Preferiva restare ancora in Sicilia per un secondo mandato? O forse, in fondo, la guerra con Gianfranco Micciché l’ha favorita?

Guidare per cinque anni una Regione come la Sicilia e uscirne indenni è come camminare a piedi nudi sui vetri rotti! Ho trovato macerie morali e materiali, ho lasciato una Regione con le carte in regola. Avrei voluto completare le cose avviate, ma ci penserà il nuovo governo di centrodestra guidato dal presidente Schifani.

Lei è un profondo conoscitore del fenomeno immigrazione e da governatore siciliano si è sempre battuto affinché la Sicilia non restasse sola in questa sfida difficilissima. Ma alla luce oggi delle fratture europee qual è la sua idea?

Non vedo alcuna seria frattura europea. L’immigrazione è sempre stato un fenomeno divisivo, in Italia e in Europa. Serve solo a distrarre l’attenzione dal cinismo e dall’egoismo di chi parla di solidarietà con ipocrisia. Premesso che chi rischia di annegare va sempre e ovunque soccorso, noi chiediamo due cose: smantellare la organizzazione criminale che opera nel Nord Africa lucrando sulla pelle dei migranti profughi, e distribuirli tra tutti i Paesi membri della Ue. Due obiettivi che si possono centrare solo con una intesa concreta tra Bruxelles ed i nostri dirimpettai.

Altro argomento oggetto di scontro con le opposizioni è il duro decreto anti rave. Era necessario?

Lo abbiamo ripetuto più volte: nessuno più di noi, che veniamo da mezzo secolo di opposizione al sistema, può apprezzare il valore della libertà del dissenso o di aggregazione. Si chiede solo di esercitare quei diritti nel rispetto delle norme. Esattamente come avviene negli altri Paesi democratici europei.

Dell’ergastolo ostativo cosa pensa?

Su quel fronte il governo ha dato un segnale forte. Per una mafia che fa paura serve uno Stato che le faccia più paura. Niente cedimenti sulla effettività della pena ma tenendo conto di chi decide di collaborare concretamente.

Si è sempre detto favorevole al Ponte sullo stretto. Oggi il progetto potrebbe ripartire. Non pensa però che prima del ponte la Sicilia dovrebbe avere infrastrutture adeguate, magari nuove autostrade?

Noto che anche lei si è iscritto al partito del “benaltrismo”. Il collegamento stabile sullo Stretto è una infrastruttura strategica per la crescita della Sicilia e del Sud. Come lo sono le autostrade, le ferrovie veloci, gli aeroporti e i porti Hub. Non c’è priorità: in un moderno sistema intermodale, l’una infrastruttura vale quanto l’altra.

Recentemente a Catania un'ala del Tribunale è crollata per le infiltrazioni di acqua. Lei prima di dimettersi da governatore aveva posto la prima pietra del nuovo Tribunale civile. Oltre 30 anni per l'inizio del cantiere. Andando così chissà quando sorgerà il nuovo edificio.

La ringrazio. Aprire finalmente il cantiere del secondo Palazzo di giustizia dopo vent’anni di attesa. E non è il solo, per fortuna, avviato sotto il mio governo regionale. Se non si semplificano le procedure e si modifica il codice degli appalti realizzare un’opera pubblica nel Mezzogiorno in particolare, resterà una chimera. Questo governo si muove verso tale obiettivo”.

L’anno prossimo si voterà per il sindaco di Catania. Lunga vita al suo governo, ma ha mai pensato di candidarsi sindaco della sua città?

Nei miei progetti futuri non c’è alcuna candidatura a sindaco della città. Spero che il centrodestra sappia trovare un candidato attrattivo e unitario, meglio se giovane. Se richiesto, potrò dare qualche consiglio.