Immigrazione, sostegno all’Ucraina, transizione energetica, patto di stabilità. È su questi temi che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha impostato le sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì a Bruxelles.

Ma è proprio dai migranti che l’inquilina di palazzo Chigi ha cominciato il suo discorso, mettendo in evidenza come non ci sia «più un solo minuto da perdere» perché «l’emergenza sta diventando strutturale». Non un ossimoro, ha tenuto a sottolineare, ma «la fotografia» di quel che sta accadendo», visto che «stiamo assistendo a una pressione migratoria senza precedenti, come ben dimostra la tragedia di Cutro».

E così l’Italia porterà al tavolo dei leader Ue alcuni temi, come la possibilità di rendere effettive le procedure di rimpatri degli irregolari. «È questo il momento di agire - ha detto l’inquilina di palazzo Chigi - Vigileremo affinché l’azione europea sul dossier migranti sia effettivo, rapido e incisivo».

A Bruxelles si parlerà anche dei fondi che la Commissione sarebbe pronta a versare nelle casse del governo per fronteggiare l’emergenza, si parla di 200 milioni di euro, che Meloni ha definito «adeguati stanziamenti» che vengano dedicati «a contrastare i flussi irregolari lungo le rotte del Mediterraneo centrale», così come è stato fatto in passato con la Turchia.

Poi Meloni ha elogiato la Guardia Costiera, «che spesso si fa carico di salvataggi che non le competerebbero», ricevendo la standing ovation della maggioranza, e ha richiamato l’opposizione a condurre insieme questa battaglia. «La battaglia politica si può efficacemente fare senza dipingere l'avversario come un mostro - è il ragionamento della presidente del Consiglio - C’è un limite che non andrebbe mai oltrepassato, il limite che, per gettare ombre sull'avversario, si finisce per mettere in cattiva luce l’Italia: quindi criticate ferocemente il governo, me e le scelte che questo governo sta portando avanti, i nostri provvedimenti ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l’Italia, perché questo fa la differenza».

Applausi anche dai banchi delle opposizioni, ma non da M5S e Avs, sono arrivati invece quando Meloni ha ribadito il pieno sostegno a Kiev, «che sta resistendo all’attacco russo contro una nazione sovrana», dopo l’accordo raggiunto a Bruxelles al Consiglio dei ministri degli Esteri sul milione di munizioni che l’Ue fornirà all’Ucraina. «Giudico puerile la propaganda di chi racconta che l'Italia spende soldi inviando armi sottraendo risorse alle necessità degli italiani, è falso e in questa Aula lo sappiamo tutti - ha sottolineato - L’Italia sta inviando armi di cui è già in suo possesso e che per fortuna non dobbiamo utilizzare, e le inviamo anche per tenere lontana la guerra da casa nostra: raccontare agli italiani il contrario è una menzogna che intendo chiamare col suo nome».

Da sottolineare in questo caso gli applausi convinti dai banchi della Lega, che pure sul tema si è sempre differenziata per una visione piuttosto diversa, e le facce contrite dei senatori M5S. Applausi leghisti che però si sono poi tradotti nella dichiarazione di voto del capogruppo Massimiliano Romeo, che seppur favorevole ha evidenziato una «forte preoccupazione per come stanno andando le cose sul fronte della guerra», dal momento che «il problema non è il sostegno militare, ma una corsa ad armamenti sempre più potenti con il rischio di un incidente da cui non si possa tornare indietro». Parole che per la capogruppo del Pd a palazzo Madama, Simona Malpezzi, «sconfessano» la linea di Meloni, e che per la capogruppo del terzo polo, Lella Paita, sono «ambigue e allarmanti».

Terzo polo che ha condiviso la linea del governo sia sull’Ucraina che sulla transizione energetica, che secondo il leader Carlo Calenda deve essere «pragmatica e non ideologica» e che la presidente del Consiglio ha ribadito occorre portare avanti per step, «per questo abbiamo detto no allo stop alle auto a benzina e diesel nel 2035 e alla direttiva sulle case green», che «rischia di diventare una patrimoniale». Infine, l’auspicio sulla revisione del patto di stabilità. «È fondamentale avere nuove regole entro il 2023», ha chiosato Meloni.