“Finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni e con pessime condizioni meteo ci saranno sempre perdite di vite. Quello che bisogna fare è prevenire i trafficanti, investire sulle rotte legali, ed è esattamente il lavoro che sta facendo il governo. Dunque la nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sulla mafia degli scafisti possa dire lo stesso”. Così la premier Giorgia Meloni rispondendo in occasione del question time alla Camera alla interrogazione di +Europa riguardo alla richiesta di chiarimenti sulla vicenda della segnalazione alle autorità italiane di un'imbarcazione carica di migranti al largo delle coste libiche nella notte tra il 10 e l'11 marzo 2023. Accanto alla premier, seduta al centro dei banchi del governo, i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani.

“Mi colpisce che per fini politici si finisca per calunniare l'Italia intera che da sola affronta questo dramma spesso anche per conto delle altre Nazioni, offrendo strumenti a chi vuole continuare a scaricare tutto il peso del problema su di noi invece di assumersi le proprie responsabilità”, dice la premier.  “Il tragico evento del naufragio di una barca affondata che ha portato alla morte di 30 dei 47 migranti a bordo, si è svolto area Sar di responsabilità della Libia ed è stato inizialmente coordinato dalle autorità libiche. L'Italia ha poi assunto il coordinamento una volta ricevuta la comunicazione dell'impossibilità da parte delle autorità libiche di impiegare mezzi e su esplicita richiesta delle stesse”, aggiunge Meloni rilanciando la ricostruzione dei vertici della Guardia costiera.

Nel caso del naufragio del barcone di migranti davanti alla Libia “tutte le norme sono state applicate”, dice la presidente del Consiglio. “Poiché - ha spiegato - mi è chiara la ragione per la quale il governo è chiamato in causa, io vorrei rispondere con le parole di Gianluca D'Agostino, capo della centrale operativa della Guardia costiera confidando nel fatto che tutti abbiano rispetto per il lavoro di questi servitori dello Stato. D'Agostino dice: 'dal punto di vista tecnico si puo' entrare in acque Sar libiche ma è l'autorita' competente che deve operare, in questo caso la Libia. Quando abbiamo capito che non sarebbe intervenuta abbiamo assunto il coordinamento anche se sarebbe toccato a Malta. Le nostre unità Sar non potevano partire perché non avevano autonomia sufficiente per andare e tornare in sicurezza e le altre sarebbero sopraggiunte in 20 ore ma erano impegnate in altri soccorsi. L'unità militare più vicina era a 255 miglia e impegnata in attività operativa per questo è stato chiesto aiuto alle navi mercantili, che sono state utilizzate in centinaia di casi salvando oltre 100 mila persone”. Ed ancora: “D'Agostino dice che 'tutte le norme sono state applicate, quelle che c'erano oggi c'erano anche ieri anche perché nessuno mi può costringere a non salvare vite in mare neanche un ministro perché la responsabilità giuridica sarebbe mia'”.