Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, in un'intervista a "Repubblica" spiega che «a me interessa mandare a casa Meloni e la Sardegna può essere un primo passo. Non mi piace - aggiunge - parlare di laboratorio perché penso sia irrispettoso verso gli elettori sardi, però è chiaro che qui con il Pd abbiamo messo in campo una proposta forte, incarnata da una candidata credibile, competente e onesta. Dobbiamo farlo anche a livello nazionale, io chiedo solo che ci sia un progetto serio e autentico e non un cartello elettorale dettato dalla necessità e dall'ansia di potere degli apparati».

Secondo l'ex premier «bisogna sedersi a un tavolo e affrontare le questioni per arrivare a una sintesi là dove partiamo da posizioni più distanti». Nell'ultima intervista al "Corriere della Sera" ha parlato di ambiguità del Pd: «Mi riferivo solo alla questione dell'invio delle armi all'Ucraina, che, come è noto, ci divide. C'è chi dice: eh, ma come farete a governare insieme se non siete d'accordo su materie come questa? Ma le armi a Kiev sono il punto finale di un ragionamento più ampio. Viviamo in un mondo dove crescono i conflitti, vogliamo ragionare sul ruolo dell'Europa, della Nato, del nostro rapporto con gli alleati? Poi sulle ricadute finali del ragionamento si possono trovare terreni d'intesa».

In merito alla morte in carcere di Navalny: «Anche su questo io ho parlato con chiarezza non ora, ma già dopo l'avvelenamento. Se fossi un consigliere di Putin gli suggerirei di lasciar lavorare una commissione internazionale per indagare cosa è accaduto, ma è ovvio che non lo farà», conclude Conte.