Ora è il Parlamento europeo a chiedere all’Italia di fare un passo indietro sulle registrazioni dei figli di coppie omogenitoriali. Con un emendamento approvato oggi, l’Eurocamera «condanna le istruzioni impartite dal governo italiano al comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali», si legge nel testo, e «ritiene che questa decisione porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli». E ancora: «Ritiene che tale azione costituisca una violazione diretta dei diritti dei minori, quali elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989; esprime preoccupazione per il fatto che tale decisione si iscrive in un più ampio attacco contro la comunità Lgbtq+ in Italia; invita il governo italiano a revocare immediatamente la sua decisione». Un atto di indirizzo politico che segna una nuova spaccatura tra il governo Meloni e le autorità europee. Ma anche all’interno del gruppo dei Popolari (Ppe), di cui una parte si è schierata a difesa delle famiglie omogenitoriali. In particolare le delegazioni dei paesi nordici e quella portoghese, che insieme ai Verdi e a S&D hanno sostenuto l’emendamento a una proposta di risoluzione sullo Stato di diritto in Ue presentato dal gruppo Renew Europe, di cui fa parte il Terzo Polo, nella votazione avvenuta per alzata di mano. Mentre la delegazione popolare tedesca ha dato libertà di voto ai suoi. «Un doppio fallimento per Giorgia Meloni», commenta il deputato europeo di Renew Europe Sandro Gozi. «Sia politico, rispetto a quel partito, il Ppe, a cui Fratelli d’Italia dice di guardare per ricostruire l’Europa – prosegue Gozi -, sia come presidente Consiglio, perché pesantemente condannata su un tema che è legato a un diritto fondamentale riconosciuto a livello costituzionale ed europeo, cioè i diritti dei bambini e il divieto di ostacolare la libera circolazione dei cittadini in Ue».

Il riferimento è anche alla proposta di regolamento Ue sul certificato di filiazione europea bocciata al Senato poco dopo lo stop imposto dal Viminale al Comune di Milano sulla trascrizione degli atti di nascita di bimbi nati da coppie dello stesso sesso. Una decisione che a sua volta nasce da una sentenza della Cassazione dello scorso dicembre, con quale i giudici hanno stabilito che i bimbi nati all’estero tramite maternità surrogata debbano essere riconosciuti in Italia come figli di entrambi i genitori, non con la trascrizione diretta all’anagrafe, ma con l’adozione in casi particolari, che prevede una valutazione e conseguente approvazione di un giudice.

Diverso è il caso del figlio concepito all’estero a seguito di procreazione assistita realizzata da due donne, ma nato in Italia. Un’ipotesi, questa, compresa nella nota del prefetto di Milano, nonostante sul punto esista un conflitto in giurisprudenza. Che invece è abbastanza chiara sulla trascrizione dell’atto di nascita formato all’estero, con l’indicazione di due mamme. Di qui la protesta dei sindaci delle maggiori città italiane – come Roma, Firenze, Milano – che hanno annunciato l’intenzione di riprendere la trascrizione degli atti di nascita e hanno chiesto al governo di aprire una discussione sul tema. Richiesta respinta dalla ministra della Famiglia Eugenia Roccella, che con riferimento alla pronuncia alla Cassazione ha ribadito l’intenzione di fermare il ricorso alla gestazione per altri. «Con questo voto l’Europarlamento non solo si fa beffa della normativa vigente in Italia e di una sentenza della Cassazione, ma, di fatto, si schiera in favore della maternità surrogata, pratica inumana e degradante per la donna. È così che le radici giudaico-cristiane dell’Europa, sulle quali i padri fondatori hanno edificato l’Unione, vengono sacrificate da questo Parlamento sull’altare del dominante pensiero unico. Ma tra un anno, grazie alla democrazia, i cittadini europei avranno la possibilità attraverso il voto di cambiare i propri rappresentanti. Un forte ringraziamento agli europarlamentari di Fratelli d’Italia e di tutto il centro destra italiano che hanno difeso la civiltà votando contro la condanna», commenta il senatore Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Madama. Mentre per il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto «il Parlamento Europeo si è limitato a constatare un dato di fatto», e cioè che con le politiche messe in campo dal governo «a pagare sono i bambini, sui quali ricadono quelle che vengono considerate le responsabilità dei genitori». «Il problema è la mancanza di una legge» che disciplini la questione, sottolinea Scalfarotto. «Al di là della buona volontà di alcuni sindaci, c’è un tema che non è più eludibile – chiosa il senatore di Iv - cioè garantire a questi bimbi pienezza di diritti».