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“Dichiarazioni di una gravità senza precedenti. Lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti. Questo regime di intimidazione in questa Regione deve finire”. E' il commento rilasciato dal virologo Andrea Crisanti, alla rivista “Mow”, in risposta a quanto emerso dalla trasmissione Report su alcune parole del governatore del Veneto, Luca Zaia, in una telefonata intercettata, in cui avrebbe parlato di portare il microbiologo, oggi senatore Pd, “allo schianto”. Dichiarazioni dalle quali sembra emergere che l'esperto sarebbe stato preso di mira da Zaia per le proprie prese di posizione sulla gestione della pandemia e in particolare sui tamponi rapidi.
Nell'intervista pubblicata online dal magazine, Andrea Crisanti definisce come “ininfluente” la propria attuale candidatura politica nel Pd: “Qui è un problema di etica, non è un problema politico. Accolgo con sgomento queste dichiarazioni. Perché poi non sono solo queste le dichiarazioni”, dice. “Chiaramente io ho fatto accesso agli atti e ci sono ben altre dichiarazioni, in cui si dimostra che lui è l'orchestratore di una campagna di diffamazione e discredito nei confronti, tra le altre cose, di una persona che lavora per la Regione e che, tra le altre cose, ha preso delle posizioni proprio per salvaguardare la Regione stessa - sostiene Crisanti -. Evidentemente se fosse stato preso sul serio lo studio che ho fatto e che poi è stato pubblicato su Nature, chiaramente avrebbero dovuto riflettere sugli ordini che stavano facendo e gli appalti per 200 e passa milioni di euro. Questi praticamente hanno accettato come giustificazione la dichiarazione di Rigoli (direttore della microbiologia di Treviso, incaricato di confermare l'idoneità clinico-scientifica dei tamponi, ndr) che non ha fatto nessuno studio, ed erano addirittura consapevoli che non l'aveva fatto”.
A intervenire sulla vicenda anche il deputato di Azione Enrico Costa, che su twitter rilancia un articolo di Repubblica stigmatizzando la pubblicazione delle intercettazioni. “Ci risiamo – dice Costa -. La premiata ditta Repubblica-Report inizia l’anno con le parole intercettate della Regione Veneto Zaia. Tanto per non farci dimenticare che la legge attuale fa acqua da tutte le parti”.
Il caso Zaia-Crisanti. Cosa c’è nella puntata di Report
Al centro della puntata di Report la gestione del Covid in Veneto. Nella regione, durante la seconda ondata della pandemia, è accaduto il disastro: ci sono stati 1600 morti in più rispetto alla media nazionale. Cosa è successo? Avevano puntato tutto sui tamponi rapidi, era il test di riferimento anche per gli operatori sanitari e per le Rsa, contrariamente alle indicazioni dell'Oms e anche a uno studio del professor Crisanti. Dopo l'inchiesta di Report dello scorso anno si è mossa la procura di Padova e ha chiesto il rinvio a giudizio di quello che per il governatore Zaia era l'Elon Musk del Veneto, il dottor Roberto Rigoli: sostanzialmente nella gestione della seconda fase della pandemia aveva preso il posto del professor Crisanti come braccio destro di Luca Zaia. I magistrati scoprono che a giustificare appalti milionari per i tamponi rapidi, ci sarebbero attestazioni scientifiche false. Nel corso delle indagini spuntano anche intercettazioni imbarazzanti.