L'ex ministro degli Interni Enzo Bianco, attuale presidente del Consiglio nazionale dell’Anci e candidato sindaco alle prossime amministrative di maggio a Catania è incandidabile. Lo ha deciso la Sezione giurisdizionale d'appello della Corte dei conti che ha emesso la sentenza contro l'ex sindaco e tutta la sua ex giunta sotto inchiesta per il buco di Bilancio e il conseguente dissesto finanziario della città sotto l’Etna.

I fatti risalgono a quando Bianco era sindaco della città, a cavallo tra il 2013 e il 2018. A partire da adesso e per i prossimi 10 anni l'ex ministro non potrà più concorrere a qualsiasi carica elettiva. La stessa interdizione a tutte le cariche, comprese quelle di assessore, o incarichi in enti partecipati o vigilati, è stata inflitta a tutti i componenti della sua ex amministrazione. 

Il collegio della corte d'appello della giustizia amministrativa (presieduto dal presidente Giuseppe Aloisio) contesta all'ex sindaco, in particolare, i segnali di preoccupazione disattesi per lo stato delle finanze comunali che erano giunti dalla sezione di Palermo all'indirizzo dell'amministrazione nell'arco del quinquennio di carica. A contestare e mettere in allarme l'ente erano state le ripetute deliberazioni della Sezione di controllo della corte de Conti di Palermo, spesso contestate, dall'intera Giunta.

«Il collegio ritiene - si legge nel dispositivo - che l'avere proprio ignorato i molteplici segnali di sofferenza finanziaria dell'ente sia stato indice di grande trascuratezza e di inammissibile superficialità, meritevoli di essere sanzionati».

Nella voluminosa sentenza di oltre 80 pagine, la corte si sofferma sulla posizione del sindaco Bianco e del suo assessore al Bilancio, Giuseppe Girlando. In riferimento a quest'ultimo la Corte contesta «A pari di Bianco una maggiore responsabilità rispetto agli altri assessori perché nella qualità di assessore al Bilancio non ha provveduto a coordinare incisivamente gli interventi sul bilancio disponendo l'attuazione degli interventi di riequilibrio finanziario dell'ente».

Ed ancora il collegio rileva che, riferendosi al processo di primo grado della Corte amministrativa, «I giudici di prime cure hanno basato il loro giudizio sulle deliberazioni della Sezione di controllo nonché sugli accertamenti delegati al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanzia, tutti analizzati e valutati con la dovuta cura e attenzione, giungendo alla conclusione - qui condivisa - che gli amministratori appellanti, alla luce di quanto sopra evidenziato, hanno gestito il Comune di Catania con grave e ingiustificabile trascuratezza reiterata negli anni, attuando scelte che lungi dall'essere finalizzate a un recupero, sia pure parziale, della critica situazione finanziaria dell'ente locale hanno condotto quest'ultimo fino al punto di non ritorno, costituito dalla formalizzazione dello stato di dissesto».

Analoga accusa la corte contesta all'allora collegio dei revisori in carica, per il quale si precisa che «la situazione aggravata è divenuta irrecuperabile a causa dell'inerzia imputabile agli organi di controllo interna».

In riferimento agli altri componenti della Giunta la Corte amministrativa rileva come «abbiano partecipato all'approvazione di bilanci, rendiconti e delibere in materia contabile, pur in assenza di preparazione specifica nel settore giuridico, economico, confidando nei pareri resi dagli organi tecnici».

L'ex sindaco Bianco è intervenuto sulla sentenza con una nota stampa: «Un misto di rabbia, di dolore e di orgoglio: ecco cosa provo dopo la sorprendente sentenza della Corte dei Conti. Fatico a trovare il modo di commentare quello che si è compiuto a Palermo: chi ha causato realmente il dissesto, certificato già nel 2012 dal predissesto, l’ha fatta franca. Chi invece ha lavorato per evitarlo, come ho fatto io e la mia giunta, viene invece punito. Insomma, è un incentivo serio per tutti gli amministratori locali a dichiarare il dissesto del proprio comune appena si trovano davanti il primo problema finanziario».

E conclude: «Sono un uomo delle istituzioni e rispetterò sempre la Magistratura. Anche quando una piccolissima parte di essa compie una scelta clamorosamente sbagliata». Sul dissesto finanziario Bianco e la sua Giunta sono ancora sotto processo davanti ai giudici penali ordinari.