Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è tornato a parlare a Montecitorio dopo l'accordo tra governo e sindacati sullo sblocco dei licenziamenti per alcuni settori (edilizia, manifatturiero) e la garanzia dell'ampliamento degli ammortizzatori sociali per quelli ancora in crisi, come calzaturiero e moda. «Stiamo uscendo gradatamente da questa fase, anche confortati da dati incoraggianti sulla ripresa in atto e sulle attese per il prossimo autunno - ha detto Orlando rispondendo alle domande dei deputati durante il question time - Alcuni settori, però, continuano a manifestare segnali di sofferenza: i dati ci dicono che i più penalizzati sono quelli a prevalenza di donne, giovani e lavoratori con basse competenze». Per questo il ministro ha ribadito il prolungamento del blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre per il comparto più colpito dalla crisi, cioè tessile e calzaturiero, ulteriori tredici settimane di cassa straordinaria per tutte le imprese che non hanno più a disposizione strumenti di integrazione salariale. Orlando ha poi parlato dell'accordo firmato a palazzo Chigi, sottolineando l'importanza del dialogo con Cgil, Cisl e Uil e con i loro segretari, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, convocati dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. «Da un lato, le parti sociali si impegnano a raccomandare, in alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro, lutilizzo degli ammortizzatori sociali previsti dalla legislazione vigente e dal decreto - ha spiegato - Dallaltro, si conviene su una rapida conclusione della riforma degli ammortizzatori sociale, sullavvio delle politiche attive e dei processi di formazione permanente e continua». Provvedimenti da adottare nelle prossime settimane nel contesto di una più ampia riforma del lavoro. «La riforma mira a garantire tutti i lavoratori, creando un sistema di tutela universale, ma in grado di cogliere la strutturale elasticità delle dinamiche dei diversi settori produttivi - ha concluso l'esponente dem - E al fine di assicurare la massima tutela dei lavoratori in situazioni di precarietà e di transizione occupazionale, non vi sarà soluzione di continuità tra le misure emergenziali di integrazione salariale e i nuovi strumenti di protezione previsti dalla riforma».