«Vado col Pd perché con la destra peggiore di sempre non è più tempo di piccoli partiti e di fare troppi distinguo». Laura Boldrini sceglie le colonne di Repubblica per annunciare il suo addio a Liberi e Uguali, il contenitore elettorale con cui è approdata a Montecitorio nel 2018. Sono anche questi gli effetti della nuova stagione giallo- rossa che ha sinistra ha prodotto vari smottamenti.

Da un lato i renziani, che si staccano dalla casa madre per dar vita a Italia Viva, dall’altro pezzi di altri gruppi che bussano alle porte di Zingaretti per chiedere ospitalità. Col cerino in mano, per ora, è rimasto giusto Piero Grasso, frontman di quel cartello alle Politiche denominato Leu, che una volta varcate le soglie del Parlamento si è smembrato in mille rivoli. In realtà, Leu è solo il nome di un gruppo alla Camera ( al Senato gli eletti siedono nel misto) tenuto in vita solo per avere accesso ai fondi destinati a chi ha una propria rappresentanza parlamentare. Nei fatti, ogni singola componente - Sinistra italiana e Articolo 1 - prende decisioni autonome.

E autonomamente, Laura Boldrini ha scelto di andare. Perché il Pd «vuole aprire un dialogo con tutti quei mondi che, ieri e oggi, non si sentono più rappresentati e recuperare la fiducia dei giovani che non vanno più a votare», spiega. E anche perché «rischiamo solo di estinguerci, mentre la destra va sfidata e contrastata con l’azione di un grande soggetto politico capace di incidere sulla società e che si batta contro ogni forma di disuguaglianza sociale, territoriale e di genere».

Del resto, l’ex presidente della Camera aveva maturato questo passo da tempo. «Già alle Europee avevo votato Pd. Poi con la crisi di governo siamo arrivati a oggi. Ho atteso che fossero scelti ministri e sottosegretari perché non volevo assolutamente che il mio passaggio potesse far pensare a qualcuno che miravo a qualche incarico».

Nicola Zingaretti accoglie la nuova arrivata con entusiasmo.

«Benvenuta a Laura Boldrini. Un Pd aperto è più forte. Un Pd più forte è utile per un’Italia, più verde, giusta e competitiva», twitta il segretario. Più elaborato, invece, il commento del capogruppo alla Camera, Graziano Delrio che dice: «L’adesione di Laura Boldrini alla comunità democratica è una buona notizia. Conferma che la nostra comunità è la casa delle culture e delle persone interessate al cambiamento e determinate a lottare per una società più giusta, più solidale e libera da discriminazioni di ogni genere. A lei come a Serse Soverini e Beatrice Lorenzin il benvenuto mio personale e di tutti i deputati democratici».

L’ingresso di Boldrini segue infatti di qualche ora quello dell’ex ministra della Salute, che esulta: «Unite potremo fare tante cose a favore delle donne».

Chi invece coglie la palla al balzo per ironizzare sul nuovo cambio di casacca e per prendere di mira una storica rivale è l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che affida ai social il suo commento: «Oggi ho letto che nel Pd entra la Boldrini, prima è uscito Renzi. Il Pd sembra un autobus, ogni tanto qualcuno scende, poi qualcuno sale». L’impressione però è che la “corsa” non sia affatto arrivata al capolinea: nei prossimi giorni nuovi parlamentari di sinistra potranno chiedere asilo al Nazareno. Mentre altri potrebbero ancora attendere l’attimo giusto per saltare sulla linea renziana appena inaugurata.