Unità nel cambiamento. Con questo spirito viene battezzato il Partito democratico dell'era Schlein. L'assemblea della Nuvola, con l'elezione di Stefano Bonaccini alla carica di presidente, conferma questa parola d'ordine. Che è anche un'aspirazione.

“Da soli si va veloci, ma insieme si va lontano”, dice il presidente dell'Emilia-Romagna salendo sul palco. Un antico proverbio africano, citato più volte da Bonaccini. I due sono abituati a lavorare gomito a gomito: lo hanno fatto a lungo e senza problemi in giunta regionale, a Bologna. Un rinnovato tandem, dunque, sugellato dall'abbraccio fra i due in apertura dei lavori. E poi le braccia alzate sul palco, come fanno i pugili al termine di un incontro, combattuto ma leale.

Resta da vedere se segretaria e presidente riusciranno a tenere lontane le correnti che, al contrario, rimangono sul piede di guerra, seppure depotenziate rispetto a due anni fa. Allora, si stava uscendo faticosamente dalla pandemia e il governo Draghi si era appena insediato, quando Nicola Zingaretti si dimise proprio in polemica con quelle orligarchie interne al Pd di cui è tornato a parlare anche recentemente. Stando a quanto viene raccontato nei capannelli che si vanno formando davanti alla sala che ospita l'assemblea, infatti, tanto dall'area vicina alla segretaria quanto da quella che guarda a Bonaccini sarebbero arrivate pressioni per portare il presidente dell'Emilia-Romagna dentro la segreteria, magari con la carica di vicesegretario, lasciando ad altri il ruolo super partes del presidente del partito.

Così non sarà, anche per convenienza reciproca fra i due. Bonaccini è eletto presidente, con un voto contrario e due astenuti. La presidente del consiglio regionale della Puglia, Loredana Capone, e le deputata Chiara Gribaudo lo affiancano. E un altro esponente vicino a Schlein, il senatore Michele Fina, è eletto tesoriere. Tre esponenti di area Schlein e uno di minoranza nell'ufficio di presidenza. Una composizione che lascia immaginare che questo equilibrio potrebbe essere replicato in segreteria, con deleghe assegnate all'area Bonaccini. Altra ipotesi è che si lasci all'area del presidente dell'Emilia-Romagna la scelta della capogruppo alla Camera. Il nome che si fa è quello di Simona Bonafé. A Montecitorio siede anche Schlein che potrebbe in ogni caso vigilare sul lavoro dei deputati dem. Un puzzle che Schlein e Bonaccini comporranno nelle prossime ore. Così come fatto venerdì, quando hanno trovato un punto di caduta sulla presidenza con soddisfazione di entrambi. Conferire a Bonaccini la carica di vicesegretario, infatti, avrebbe minato l'autonomia dell'azione politica della leader dem, che si sarebbe vista limitata nella possibilità di dettare la linea sui dossier più importanti, e del suo competitor alle primarie, che si troverebbe impossibilitato a organizzare una proposta alternativa a quella della segretaria, qualora ce ne fosse bisogno.

Schlein, d'altra parte, è stata chiara nel dire che “l'unitarietà va ricercata, ma salvaguardando la chiarezza della linea politica”. Un concetto che la leader ribadisce sul palco. Dopo aver dichiarato guerra a “capibastone e cacicchi delle tessere”, Schlein sottolinea: “Questo congresso è servito a scegliere chi vogliamo rappresentare. Rimbocchiamoci le maniche e proviamo a essere il cambiamento che vogliamo attorno a noi. Apriamo insieme una fase di collaborazione. Proseguiremo insieme il lavoro di rinnovamento e apertura iniziato da Letta e Zingaretti”. Un rinnovamento che, per dirla con Gianni Cuperlo,

“si è scontrato contro la forza degli eventi”. Ora, aggiunge Cuperlo, “un nuovo rovescio non possiamo permettercelo”.

Schlein e Bonaccini ne sono consapevoli. Come sono consapevoli che da qui a un anno ci saranno due passaggi da non mancare: le amministrative e soprattutto le elezioni europee del 2024. Sarà questo secondo appuntamento con le urne a fotografare i rapporti di forza fra le forze politiche. Alle europee, infatti, si vota col proporzionale, non c'è coalizione che tenga. Un punto di partenza per ragionare su qualsiasi ipotesi di alleanze. Schlein e Bonaccini aprono alla “collaborazione per punti” con le altre forze di opposizione.

La segretaria lo fa con toni più concilianti: “Di fronte a questa destra sarebbe un errore non trovare terreni per battaglie comuni. Tutte le forze di opposizione possono lavorare insieme”. L'opposizione a cui pensa Schlein è “dura, con critiche feroci, ma accompagnata da proposte”. Sui migranti, innanzitutto, tema su cui il governo si è mostrato "inumano", a differenza dell'empatia mostrata dal presidente della Repubblica, “ancora una volta una guida a cui va il nostro ringraziamento”, aggiunge Schlein. “Non dobbiamo più finanziare la Guardia Costiera libica, dobbiamo abolire quella pessima legge che porta i nomi di Bossi e di Fini”, elenca la segretaria: “Nel decreto che stanno portando avanti non vi sfugga che stanno cercando di riproporre alcuni elementi dei decreti Salvini”, aggiunge Schlein.  “Dobbiamo approvare una legge che dica che chi nasce in Italia è giù a casa sua”. Proposte che servono anche a far venire a galla “le contraddizioni di questo governo”.