«Non sarò leader dimezzato o prestanome». I pontieri hanno sperato fino all’ultimo momento che la conferenza stampa indetta da Giuseppe Conte sarebbe stata l’occasione di stemperare i toni, di uscire dall’incomunicabilità in cui si erano cacciati fondatore e aspirante rifondatore negli ultimi giorni. Invece, l’ex premier si presenta al Tempio di Adriano carico, deciso a sfidare fino alle estreme conseguenze Beppe Grillo. Non cerca mediazioni Conte, pone condizioni. Inderogabili. Tocca al garante fare un passo indietro, decidere se essere «genitore generoso», che si fa da parte dopo aver aiutato il bimbo a camminare sulle proprie gambe, «padre padrone», che tutto vuole controllare. Nel Movimento che l’avvocato ha in mente non c’è spazio per diarchie o ambiguità. Il capo politico decide la linea, il garante si limita a presiedere gli organismi di garanzia. Basta commistioni. Una diarchia non sarebbe funzionale” ha affermato. «Ho avuto un fittissimo scambio di mail con Beppe Grillo», racconta l’ex premier, dopo aver ricordato di essersi limitato a rispondere a un’offerta di rifondazione del Movimento arrivata proprio dal cofondatore. Che poi però non ha gradito la fuga in avanti di Conte sullo Statuto e sulla Carta dei valori e ha iniziato recrimare, a inviare osservazioni. Accolte «in buona parte», spiega ora l’avvocato. «Altre non posso accoglierle perché alterano il disegno e creano confusione di ruoli e di funzioni», mette in chiaro. Perché un capo politico non può accettare la convivenza con un «leader ombra», né rinunciare al «pieno controllo della comunicazione». Non ha senso, insiste l’aspirante capo, «imbiancare una casa che necessita di una profonda ristrutturazione». Le operazioni di «facciata» non possono funzionare, soprattutto in un momento in cui il Movimento «rischia una fase di declino» e «ha bisogno di una leadership forte, solida e chiara».

I parlamentari, che ascoltano a distanza le parole dell'ex premier, si dividono in tifoserie. C'è chi pensa che Conte abbia fatto bene a spazzare via dal tavolo ogni ambiguità e chi commenta sbigottito la reazione decisa dell'avvocato. Si è «autodistrutto» commenta una parlamentare col Dubbio, il capo politico in pectore è convinto «che tutti lo amiamo ma nessuno lo seguirà se rompe con Beppe». Perché Grillo resta il faro inviolabile «anche per gli eletti al secondo mandato», ci tiene a sottolineare un deputato già in scadenza, «non è vero che solo i nuovi stanno col fondatore». Un dettaglio che forse a Conte, convinto di aver «studiato» a fondo la storia del M5S, sfugge quando rivolge un appello all'intera comunità pentastellata perché partecipi in maniera attiva alla contesa, scegliendo sulla nuova piattaforma se dare fiducia al nuovo progetto. Che in soldoni significa scegliere tra l'ex avvocato del popolo e l'ex comico. Una scommessa forse troppo ardita, persino per chi sente di godere ancora del sostegno di una buona fetta dell'opinione pubblica. Conte decide di fare “all in” anche se dice non avere «piani B» già pronti, valuterà il da farsi solo in caso di fallimento dell’operazione rifondazione: un percorso che dovrebbe trasformare la creatura di Grillo in un partito tradizionale, con tanto di organismi e scuole di formazione politica. Una visione un tantino distante da quella del fondatore.

Eppure, quando tutto sembra perduto e tutti compulsano con impazienza il blog dell’elevato in attesa di una risposta annunciata alle agenzie, i big pentastellati provano ancora a fare da pompieri. «Stiamo remando tutti nella stessa direzione, il MoVimento è pronto ad evolversi, coraggio. Confido nell’intesa», dice Luigi Di Maio. «Dialogo e confronto sono fondamentali, siamo una forza matura, dotata di buon senso, visione e concretezza», aggiunge fiducioso. E il presidente della Camera, Roberto Fico, aggiunge in Tv: «Ne abbiamo vissute tante, siamo cambiati, ma fondando il nostro pensiero sempre alle radici che ci hanno contraddistinto», dice, «sono ottimista». Chi si sfila fuori dalla contesa, apparentemente indifferente alle sorti di questo M5S, è Alessandro Di Battista, che dal suo viaggio sudamericano commenta su Facebook: «Fino a che il Movimento sosterrà tale governo, un governo dei potenti, io sarò orgogliosamente dall’altra parte della barricata».

Ma dalla reazione di Grillo dipenderà anche il futuro del M5S in maggioranza.