Da «nessuna commissione d’inchiesta» a «non è una priorità», fino a «non è all’ordine del giorno». È totale la chiusura di Fratelli d’Italia verso la proposta di Forza Italia di istituire una commissione d’inchiesta parlamentare sull’operato della magistratura a seguito dell’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter «perché il fatto non sussiste». Un’idea che dagli ambienti azzurri si era fatta strada già nelle ore successive alla lettura della sentenza e che è stata rilanciata ieri dal ministro dal vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri e numero due di Forza Italia, Antonio Tajani. Che l’ha definita «importante» anche se «non una priorità».

Tuttavia lo era eccome, una priorità, per l’intero centrodestra nella scorsa legislatura quando non solo Forza Italia ma anche Lega e Fratelli d’Italia ne chiesero l’istituzione. «Se i nostri alleati erano d’accordo allora, dovrebbero esserlo ancor più adesso», spiega al Dubbio un dirigente azzurro. Che però poi rimanda la sua istituzione a dopo la riforma della giustizia, per non dare alibi a Fdi. «Se facessimo entrambe le cose di pari passo - continua - da quegli ambienti ci direbbero che utilizziamo la commissione come “ricatto” per fare la riforma in una certa maniera: quindi facciamo pure la riforma e poi la commissione, l’importante è che si facciano sul serio».

Ma di importante, per Fratelli d’Italia, c’è invece soltanto la necessità di evitare qualsiasi scontro con la magistratura, dopo i battibecchi delle scorse settimane tra il governo e l’Anm sulla questione intercettazioni. Da allora la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha predicato la linea della prudenza, arrivando a chiedere di limitare al minimo le uscite verbali del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sul tema. Con tanto di messaggio ricevuto dal Guardasigilli, che nelle ultime settimane ha “tirato i remi in barca” limitandosi ai confini circoscritti dal caso Cospito e dalla conseguente difesa del duo Donzelli-Delmastro.

È per questo motivo che l’ultimo pensiero dell’inquilina di palazzo Chigi in questo momento è arrivare a uno scontro con i magistrati, per di più nei mesi in cui si metteranno nero su bianco le fondamenta di quella riforma della giustizia tanto agognata dal centrodestra intero. Eppure Forza Italia difficilmente mollerà su un punto dirimente della sua storia trentennale e che coinvolge direttamente l’anziano leader Silvio Berlusconi, assolto dopo undici anni di quello che dalle parti di Arcore viene definito «vero e proprio fango». In questa battaglia Forza Italia sperava forse in una sponda del terzo polo, che però non arriva. La linea che Matteo Renzi sta dettando ai suoi è che un’eventuale commissione non porterebbe benefici e che ciò che conta è agire sullo strapotere delle correnti e sulla responsabilità civile dei magistrati. Una linea esplicitata dal responsabile giustizia di Azione, Enrico Costa, secondo il quale «una commissioni d’inchiesta non servirebbe a niente e distoglierebbe le energie da ciò che è più importante, cioè mettere nero su bianco regole perché certi errori non si ripetano». Se si parla di riforma della giustizia, insomma, il terzo polo c’è. Resta da capire se, in questo clima, la maggioranza riuscirà a produrre un testo che metta d’accordo le sue diverse anime.