SETTIMANA PROSSIMA LA MANOVRA ALL’ESAME DI BRUXELLES

Arriva da Bruxelles il primo avvertimento al governo sulla legge di Bilancio, e come prevedibile riguarda l’innalzamento del tetto all’uso del contante e la norma sulla possiblità per i commercianti di non accettare pagamenti con il pos al di sotto di una certa cifra ( al momento 60 euro, ma quasi certamente verrà abbassata). A pronunciarsi sulla manovra è stato ieri il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni.

La Commissione Europea darà il proprio parere sulla finanziaria del nostro paese la settimana prossima, ma l’orizzonte è stato già tracciato. «I principi credo siano abbastanza evidenti - ha detto Gentiloni - basta leggersi il Pnrr per sapere che per noi la fatturazione elettronica e la lotta all'evasione sono grandi priorità».

L’ex presidente del Consiglio ha poi sottolineato che «la legge di bilancio è sempre un appuntamento importante, in particolare in situazioni in cui c'è da avere grande attenzione». Ma poi ha buttato acqua sul fuoco. «Non credo che la Commissione Europea debba lanciare allarmi - ha aggiunto - noi stiamo esaminando le proposte e adotteremo un'opinione».

E mentre in sede comunitaria si comincia a studiare il testo, a casa nostra tiene banco il cosiddetto “emendamento Lotito”, ritirato dal governo dopo le proteste dell’opposizione.

«Servono soldi per la cultura, non regali ai presidenti di Serie A - ha scritto il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ripostando le parole di Stefano Accorsi che alla Prima della Scala ha sottolineato la mancanza di fondi per la cultura in legge di Bilancio».

Renzi si è preso il merito per la cancellazione dell’emendamento che puntava a sostenere i conti delle società di serie A messi in difficoltà dall’epoca covid. «L’emendamento recava la firma non solo di Lotito ma di tutti, maggioranza e opposizione, compresi Pd e 5 Stelle - ha detto - Mi sono messo di traverso e il governo ha cambiato opinione: cari presidenti, fate meno pasticci e gestite in modo più serio le società».

Ma l’ex presidente del Consiglio è andato oltre, specificando che «lo stesso vale per gli stadi», visto che «non si può pensare di costruirli con i soldi del Pnrr, servono stadi di proprietà, li devono fare le società e non lo Stato». Focus su San Siro, che da mesi, se non anni, sta facendo discutere il sindaco di Milano, Beppe Sala, i vari ministri delle Infrastrutture che si sono avvicendati, da ultimo Matteo Salvini, e le società di Inter e Milan.