Matteo Salvini rischia di restare stritolato dalle forze opposte che animano la Lega, sospesa tra le posizioni di ministri e governisti da un lato e dal Gruppo, ampio, di deputati e senatori che, invece, vogliono una presa di posizione decisa nei confronti del governo guidato da Mario Draghi.

Le difficoltà con cui si trova ad affrontare la navigazione il leader del Carroccio sono emerse in maniera evidente all’esito della due giorni di incontri che hanno avuto l’ultimo episodio nel confronto di ieri con i senatori. L’incontro è stato preceduto dalla diffusione di nuovi sondaggi sul consenso politico che hanno visto crescere ulteriormente le percentuali di Fdi e scendere di ancora mezzo punto la Lega arrivata al 14,3 per cento, secondo Swg.

«Lo avevamo messo in conto di fare qualche sacrificio in termini di consenso elettorale decidendo di sostenere il governo Draghi - dice al Dubbio il capogruppo della Lega a palazzo Madama Massimiliano Romeo che ha preso parte al confronto con Salvini - però non possiamo evitare di leggere in questi dati un messaggio chiaro che ci mandano gli elettori e sarebbe folle pensare di non considerarlo o di non adeguare ad esso la nostra azione. Non pretendiamo di certo di potere dettare l’agenda politica, ma vogliamo che ci sia equilibrio sulle scelte e risposte concrete sui temi che poniamo che sono quelli che più stanno a cuore a famiglie, cittadini e imprese che ci hanno chiesto di entrare nel governo Draghi per tutelare i loro diritti». Per il momento, insomma, nessuna rottura. La richiesta, però, è quella di una svolta nei rapporti con il governo, ben superiore a quella che traspare dalle dichiarazioni ufficiali.

«È stato un confronto ampio durante il quale abbiamo discusso delle nostre priorità che devono essere salvaguardate», spiega ancora Romeo. «Parlo dell’adeguamento degli stipendi e delle pensioni al costo della vita, considerata l’inflazione crescente, della pace fiscale, dell’autonomia e della revisione del reddito di cittadinanza». Non solo: «Chiediamo, poi, che il governo intervenga sostenendo anche le famiglie per fare fronte all’aumento dei costi dell’energia. Serve sostegno per quel ceto medio che ha sofferto di più per gli effetti della globalizzazione, della pandemia e adesso sta soffrendo per la crisi internazionale determinata dalla guerra in Russia», sono le “condizioni” riportate dal capogruppo leghista. Si capisce, dunque, come le posizioni espresse dai parlamentari della Lega siano molto distanti da quelle di coloro che si ritrovano intorno al ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, fedeli al premier.

La situazione, insomma, ricorda assai da vicino quella che ha vissuto il M5S prima della clamorosa rottura tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte. Anche se, per ora, Salvini è riuscito a tenere tutti insieme, almeno fino alla prossima fibrillazione. Romeo, dal canto suo prova a sminuire la portata della lotta interna al Carroccio tra governisti e radicali. «Non credo che esistano posizioni contrastanti all’interno della Lega ma soltanto sensibilità differenti», dice il capo dei senatori. «Grazie ad un ottimo lavoro di squadra siamo riusciti a formulare le proposte che adesso porteremo sul tavolo del governo».

Nessuno strappo dunque. E, per il momento, la Lega rimane in maggioranza. Se poi non dovessero arrivare le risposte richieste sulle priorità del Carroccio allora si aprirebbe una fase diversa che potrebbe portare anche ad una fuoriuscita dalla maggioranza. «Noi ci aspettiamo risposte concrete se non dovessero arrivare si faranno le opportune valutazioni tutti insieme, parlamentari, governatori e base e si deciderà il da farsi, così come è sempre stato», argomenta con decisione Romeo.

Tirato dalla giacchetta da ogni parte, dunque, Salvini è riuscito a salvare il salvabile. Ma sa perfettamente che i prossimi mesi saranno assai rischiosi anche per l’esplodere delle contraddizioni interne al centrodestra che hanno determinato le cocenti delusioni all’ultima tornata di elezioni amministrative. Ci saranno poi da definire le candidature in vista delle regionali e il potere contrattuale del Carroccio non sarà quello che il leader si aspettava al momento in cui il tavolo del centrodestra si riunirà per determinare le decisioni su Sicilia, Lombardia e Lazio.