In principio fu una canotta bianca. Quella che Umberto Bossi indossò i giorni del patto col Cavaliere. Perché lui, il Senatur, non aveva nulla a che fare con quello lì, col “miliardario”. E quella canotta serviva proprio a sottolineare la distanza antropologica tra l’imprenditore di Arcore e il padano tutto d’un pezzo: ' io sono uno di voi, uno del popolo', diceva quella canottiera bianca. E quando il Senatur arrivò nella villa del “miliardario” in Costa Smeralda, a nulla valsero le preghiere del Cav che - sempre generoso e attento al decoro - gli fece trovare nella stanza degli ospiti un morbido pigiama di seta. “Ma quale pigiama, ma quale seta rispose il Senatùr - io dormo in mutande e canottiera”. Non solo: al risveglio, fiero e deciso, e anche un tantino paraculo, il Bossi si affacciò al balcone della villa per offrire quell’immagine ruvida e schietta ai fotografi impazziti. Come dire: ' è vero che son venuto nella casa del miliardario, ma non preoccupatevi, rimango uno di voi”. Grosso modo lo stesso messaggio che vuol far passare Salvini quando posa a torso nudo tra i lidi di Milano marittima. Perché i tempi cambiano e la canotta non basta. Il popolo vuole di più e allora è il momento di sfilare quell’ultimo residuo di dignità e offrire il petto villoso e il ventre rotondo.

Una rotondità domestica, che serve a ricordare al popolo sovrano, che sì: è proprio la stesso girovita che ognuno di noi incrocia con lo sguardo ogni mattina. E così la distanza tra governati e governanti è finalmente, definitivamente superata.

Miracoli del populismo.