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"E' lunga ma almeno si capisce che parliamo di cose serie, non di rimpasti". Matteo Renzi presenta cosi' la lettera che ha inviato al premier Giuseppe Conte e di cui discutera' questa sera direttamente con lui nel corso di un faccia a faccia a Palazzo Chigi (l'incontro previsto per le 9 e' slittato alle 18 su richiesta del governo, impegnato sul fronte Covid). Una missiva fiume (occorrono 13 minuti per leggerla), dove l'espressione piu' citata - insieme alle parole 'risorse', 'miliardi' e 'vogliamo' - e' 'caro presidente'. Un j'accuse di 2700 parole. Renzi contesta la lettura suggerita "dal Palazzo" per cui Italia viva sarebbe in cerca "di poltrone" e va subito al punto della questione: i fondi europei, la struttura che dovra' gestirli, il modo migliore di spenderli. "Noi Ti abbiamo detto in Parlamento - scrive Renzi ricorrendo al 'tu' nei confronti del premier - che quando un Paese puo' spendere 209 miliardi di € non si organizzano task force cui dare poteri sostitutivi rispetto al Governo. Non si scambia una sessione del Parlamento con una diretta Facebook. Non si chiede al Consiglio dei Ministri di approvare un documento condiviso all'ultimo momento. Perche' questi duecento miliardi di € sono l'ultima chance che abbiamo. Come nota acutamente Mario Draghi: "Il problema e' peggiore di quello che appare e le autorita' devono agire urgentemente". La situazione e' seria, Presidente", scrive il leader di Iv. Nel confronto occupa un posto anche il tema Covid. Renzi invita ad abbandonare la "retorica del 'va tutto bene'. Ed e' esplicito anche sul giudizio relativo al modo in cui il governo ha affrontato l'emergenza. "Abbiamo il piu' alto numero di morti da Covid in Europa. Abbiamo sostenuto le Tue misure, anche quando non le condividevamo, perche' in una fase terribile di emergenza non ci si puo' dividere. Possiamo soltanto auspicare che sul vaccino non si ripetano i ritardi dei tamponi o dei banchi a rotelle: l'Italia deve essere in prima fila per efficienza nella distribuzione. Adesso - dice il senatore Iv - cerchiamo di non essere i peggiori anche sulla ripresa economica". Italia viva e' pronta a dare una mano sui contenuti. "Perche' in discussione sono le idee, non gli incarichi di governo. Teresa, Elena, Ivan sono pronti a dimettersi domani, se serve", premette a nome dei ministri Bellanova e Bonetti e del sottosegretario Scalfarotto. "Non tiriamo a campare, vogliamo cambiare. Non ci basta uno strapuntino, vogliamo la politica", e' la sintesi del suo messaggio al governo. E' impietosa anche la valutazione che Matteo Renzi fa dell'operato del governo sul Recovery Fund. "Nel piano che hai inviato alle ministre alle due di notte, senza averlo condiviso- scrive al premier - c'e' un collage di buone proposte senza un'anima, senza una visione, senza un'idea di come vogliamo essere tra vent'anni". Per il senatore "il Next Generation UE non e' un cesto di risorse gratis al quale tutti possiamo attingere a piene mani. Le risorse sono vincolate in numerose dimensioni: la destinazione, la tempistica, i risultati, le riforme di sistema che si accompagnano alla spesa. Non e' un fondo di 209 miliardi, perche' i trasferimenti a fondo perduto sono circa 82 miliardi. Il resto sono prestiti, e quindi equivalgono a risorse a debito. Seppur con due differenze: costeranno meno del nostro debito tradizionale e il rapporto con gli investitori privati e' mediato dal bilancio comunitario. Che senso ha spendere 88 dei 127 miliardi dei prestiti europei solo per finanziare progetti che gia' esistevano?", si chiede. E domanda: "Abbiamo una visione o abbiamo solo svuotato i cassetti dei ministeri con le vecchie proposte?" La missiva tira in ballo anche altri interlocutori. A cominciare dal segretario Pd, con il quale Renzi confessa una sintonia sul piano amministrativo. Si parla di infrastrutture: "Te lo abbiamo detto assieme a Nicola Zingaretti un mese fa a Palazzo Chigi: chi come noi ha amministrato sa che una cosa e' approvare un decreto, una cosa e' veder partire un cantiere. Ci vuole cura per i procedimenti e per i dettagli: non bastano i like su facebook per amministrare un territorio", dice a Conte. Non manca un riferimento a ministri e amministratori in carica. "Nel mese di agosto un tuo Ministro, Patuanelli - dice Renzi - ha chiesto al professor Cingolani di contribuire con un documento che Cingolani ha inviato poi ad altri cinque ministri sul digitale. Personalmente credo che tutto cio' che Cingolani scrive, dall'intelligenza artificiale alla cyber security sia ricco di spunti di grande interesse e pronto a divenire progetto finanziabile a Bruxelles. È chiaro che su questi temi occorrono i professionisti veri. Non possiamo permetterci le figuracce che abbiamo fatto anche solo nella gestione dei siti dell'INPS durante la pandemia perche' un Paese che vuole costruire il futuro con il digitale e poi si affida alla logica del click day mostra una contraddizione insanabile. Nel testo che abbiamo letto il disegno di Cingolani e' annacquato e spezzettato". Non manca il capitolo sanita'. Renzi boccia la scelta di destinare solo 9 miliardi. La sua proposta e' di prendere i 36 miliardi del Mes e contemporaneamente spostare sulla cultura e sul turismo i 9 miliardi. "Dopo una pandemia e con risorse eccezionali mettiamo solo nove miliardi in cinque anni? E come possiamo dire NO al Mes che ha meno condizionalita' del Recovery Fund? Questo rifiuto ideologico del MES mi appare ogni giorno piu' incomprensibile". Dalle riforme ('noi siamo per il maggioritario, vogliamo sapere la sera delle elezioni chi governa, ma discutiamo') al terzo settore, alla giustizia civile, Renzi elenca le idee guida del suo programma. A Conte concede di aver fatto bene scegliendo la decontribuzione ('pilastro del jobs act') per favorire le assunzioni. "Ma non basta. Occorre una politica industriale "coerente" - dice citando Industria 4.0 dei suoi ministri Guidi e Calenda - "che non puo' essere delegata alla sola Cassa depositi e prestiti" affinche' l'Italia torni a essere una Repubblica democratica "fondata sul lavoro e non sul reddito di cittadinanza". Ultimo ma non in ordine di importanza, il tema dell'intelligence. La richiesta di Renzi a Conte e' chiara: rinunci alla delega e passi il dossier a un sottosegretario ad hoc. "Ti abbiamo detto, caro Presidente, che abbiamo fatto un Governo per evitare i pieni poteri a Salvini. Non li affideremo a altri. L'insistenza con cui non ti apri a un confronto di maggioranza sul ruolo dell'Autorita' Delegata e' inspiegabile. L'intelligence appartiene a tutti. Io mi sono avvalso della collaborazione istituzionale di Minniti, Monti ha lavorato con De Gennaro, Berlusconi con Letta: tu non puoi lavorare con te stesso anche in questo settore". Il congedo e' cordiale. Ma Renzi non anticipa l'esito del confronto. "Ci hai sempre chiesto di essere trasparenti e di dire le cose alla luce del sole. Come vedi lo facciamo animati solo da un desiderio: che l'Italia torni a correre", dice al premier Conte. La lettera si chiude con "un caro saluto". Dopo 280 righe di stroncature. E torna alla mente l'ormai famoso "stai sereno" twittato a Enrico Letta.