Certi vizi sono duri a morire. Soprattutto se hanno a che fare con una cultura antica, radicata nell'anima, e spesso più forte della volontà. Così il Partito democratico sceglie di seguire l'alleato pentastellato su uno dei temi più delicati per i rispettivi elettorati: la giustizia.

Pochi giorni fa la maggioranza si è ritrovata spaccata in due come una mela: da un lato il centrodestra, insieme a Italia Viva e Azione, dall'altro il costituendo centrosinistra di formato da Pd e Movimento 5 Stelle. Da un lato, per essere più schematici, il blocco garantista ( sincerità in più, sincerità in meno), dall'altro i due partiti più sensibili al fascino delle Procure dell'arco parlamentare. A dividere gli schieramenti in campo, nel giro di pochi giorni, sono stati l'ergastolo ostativo e la presunzione d'innocenza ( secondo i principi stabiliti da una direttiva europea che l'Italia, con estremo ritardo, ha deciso di recepire). È stato soprattutto il secondo tema a infuocare gli animi in commissione Giustizia che avrebbe dovuto esprimere un parere sul decreto legislativo del governo per porre fine alla gogna mediatica, mettendo un freno all'incontinenza comunicativa dei pm e imponendo il rispetto dell'imputato da considerare sempre innocente fino all'ultimo grado di giudizio.

Niente da fare, lavori rinviati alla prossima settimana, dopo i ballottaggi, perché la Commissione non ha saputo trovare una quadra che accontentasse tutte le forze di maggioranza. Dem e grillini si son messi di traverso dando la responsabilità dell'impasse al relatore Enrico Costa, colpevole di aver proposto un parere positivo con l'aggiunta di alcune osservazioni ancora più favorevoli all'imputato, e hanno fatto in modo di rinviare il confronto di alcuni giorni. Quello del Pd, però, non è stato solo un gesto di riguardo nei confronti del M5S, il partito alleato nato nelle piazze invocando moralità e manette, assomiglia semmai al riflesso condizionato di chi, maturato nelle intenzioni, non riesce ad affrancarsi da una visione giustizialista forgiata in vent’anni di anti berlusconismo. Ma i girotondi sono finiti, è giunta l’ora di diventare adulti e tutelare ogni cittadino dagli abusi di qualsiasi potere.