Mai coi grillini, mai coi grillini e mai coi grillini. Se c’è un punto fermo, inamovibile, del programma elettorale di Carlo Calenda, leader di Azione, è il no a qualsiasi forma di alleanza col Movimento 5 Stelle. L’ex ministro dello Sviluppo economico non ripete altro da quando si è ritagliato uno spicchio di visibilità personale, staccandosi dal Pd. Una scelta netta, dettata dall’incompatibilità con l’anti politica, si direbbe. Eppure, a ben guardare, le motivazioni potrebbero essere ben altre. Come la troppa somiglianza d’approccio, tra pentastellati e azionisti, che potrebbe confondere l’elettorato. O almeno a questo fanno pensare le ultime trovate propagandistiche di Calenda che, come il Grillo degli albori, arriva a strillare: «Non ce ne frega niente di essere di destra o di sinistra». Del resto, seguendo questo stesso copione a Roma, l’aspirante sindaco di Azione è riuscito a sfiorare il 20 per cento e un ottimo terzo posto ostentando il suo “originalissimo” «né ( di destra) né ( di sinistra)» con l’obiettivo di pescare consensi ovunque.

Al Movimento 5 Stelle l’equidistanza sbandierata portò enormi fortune ed è quello che sogna per sé anche Calenda. Che, sempre sulla scia dello Tsunami Tour 2013 di Grillo, vorrebbe nientepopodimeno che «costruire un terzo polo alternativo presentandoci da soli, o con + Europa e liste civiche». Slogan copiati pari pari dai comizi elettorali del comico genovese. O da quelli di Alessandro Di Battista. Con una sola differenza, per il momento: il M5S è riuscito a diventare davvero primo partito e, fino a non molto tempo fa, terzo polo con cui fare i conti, Azione deve ancora faticare parecchio prima di sfondare. Consiglio non richiesto: inutile dichiararsi anti grillini per poi scimmiottarne la retorica post ideologica, perché tra la copia e l’originale gli elettori sceglieranno sempre l’originale.