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Giorgia Meloni, premier
La luna di miele della prima premier donna in Italia potrebbe essere finita a Cutro, messa in crisi dalla gestione dissennata, soprattutto comunicativa, di una tragedia che ha colpito allo stomaco anche molti che sull'immigrazione la pensano più o meno come la destra e a offuscare gli ultimi bagliori è poi arrivata Elly Schlein.
Anche lei donna, giovane, abbastanza sconosciuta da destare speranze e accendere sogni, arrivata a guidare il primo partito d'opposizione per una via a dir poco inusuale la neosegretaria del Pd le ha rubato la scena. Si potrebbe obiettare che la rivale, tranne essere se stessa, non ha ancora fatto nulla di rilevante mentre la premier deve vedersela ogni giorno con un guaio nuovo. È così ma questa è una delle leggi fisse della politica: il governo è una rosa con molte spine che l'opposizione non conosce e non deve temere.
Tutto ciò è normale, incluso il dissolversi della dolce luna che ha accompagnato la leader di Fdi nei suoi primi mesi di governo alla cruda luce del giorno, fuor di metafora di una massa di problemi solo in parte previsti. Di certo la leader della destra non immaginava che proprio l'immigrazione, eterna carta vincente di ogni destra ma soprattutto di quelle più vocianti e rumorose, si sarebbe trasformata in una trappola e in una specie di incubo. Al contrario l'altra tempesta nella quale la barca del governo balla, i ritardi del Pnrr, era prevedibile e prevista senza neppur bisogno di consultare il metereologo e non si può dire che palazzo Chigi si sia fatto trovare preparato a un appuntamento certo sin dal primo giorno di vita del governo.
Tutto vero e non si può dire, se non si cede alla propaganda facile, che i problemi in questione siano responsabilità di un governo appena entrato in carica. Tutt'al più a Meloni e al responsabile per l'attuazione del Piano Raffaele Fitto si possono addebitare ritardi e incertezze nell'affrontare la lentezza con cui procede quel Piano, però nulla di più. In compenso una serie di circostanze favorevoli, prima fra tutte il calo vertiginoso del prezzo del gas, ha sollevato il governo da una delle incombenze più temute: dover varare un nuovo piano di aiuti come i 5 precedenti, dunque nell'ordine di una ventina di miliardi, senza poter ricorrere allo scostamento di bilancio. Infine l'atteggiamento dell'Europa, o almeno di una parte non trascurabile dell'Unione inclusa la presidente della Commissione, si sta rivelando molto meno ostile del previsto nei confronti di Roma.
Il governo della destra, insomma, deve davvero misurarsi con difficoltà serie ma la retorica vittimista della premier, secondo la quale nessuno ha mai ha dovuto fare i conti con problemi tanto immensi, è del tutto infondata e in ogni caso non è probabilmente da quelle difficoltà che deriva il rapido appannarsi dell'immagine della presidente del Consiglio. Il problema principale è la totale assenza di un gruppo dirigente degno del nome. Cutro è diventata una Caporetto mediatica non solo e forse non tanto per tragedia quanto per una gestione della comunicazione letteralmente inimmaginabile.Non passa giorno senza che dai bastioni della maggioranza, e per lo più proprio dal partito della premier, non partano dichiarazioni incresciose, gaffes facilmente evitabili, gesti e parole che registrano un pressapochismo che lascia gioco facile all'opposizione.
Il quadro, anche in questo caso, era noto sin da prima delle elezioni: un partito nato minoritario, più Rifondazione missina che nuova An, si è ritrovato nel giro di pochi mesi sbalzato al governo e l'orgoglio di partito, che in Giorgia Meloni è tanto forte quanto sincero, ha impedito alla leader di provvedere per tempo. Senza grossi guai il problema esisterebbe comunque ma sarebbe in buona misura coperto dall'immagine della premier, che è ancora ad alto gradimento. La somma tra le incresciose e continue sortite dei suoi ufficiali e la sensazione, peraltro fondata, di impantanamento su fronti tanto essenziali e nevralgici come l'immigrazione e soprattutto il Pnrr rischia però di erodere l'immagine della presidente con la rapidità fulminea con la quale gli italiani consumano ormai da anni le loro simpatie politiche.
Proprio Pnrr e immigrazione sono stati i piatti forti del pranzo di ieri al Quirinale. La premier non era solo ospite invitata: è stata convocata e si può immaginare quali consigli volesse elargire il capo dello Stato. Sarà davvero saggio impuntarsi sullo stadio fiorentino e il bosco veneziano mettendo in pericolo la terza rata del Recovery e facendosi nemici dove meno se ne avverte il bisogno, a Bruxelles? Forse la premier farà tesoro dei consigli del presidente, ma se non riuscirà a tenere a bada i suoi ufficiali, che anche ieri non hanno lesinato dichiarazioni fragorose e scandali gratuiti, non basterà.