Niente caccia a Kiev. La linea di Forza Italia è chiara e a ribadirlo ancora una volta è stato il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, nonché numero azzurro, Antonio Tajani. Che ieri, da Bruxelles, a domanda specifica ha risposto che l’Italia «ha sempre inviato armi difensive e non offensive», chiudendo ogni spiraglio all’invio di jet militari all’Ucraina. Che però il presidente Volodymyr Zelensky chiederà certamente alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel faccia a faccia di oggi.

Anche perché non si capisce quale sia la differenza tra armi offensive e difensive, visto che anche le armi fornite finire possono colpire il territorio russo. In ogni caso, difficilmente l’inquilina di palazzo Chigi sbatterà la porta, anzi, si limiterà a prendere tempo e a rimandare la decisione a un accordo tra alleati. Infatti, anche qualora dovesse essere necessario il via libera di Roma sull’invio di caccia a Kiev, l’Italia, che è nel consorzio produttore di jet britannici insieme a Spagna e Germania, non si metterà di traverso e farà la sua parte. Eppure prima o poi il coperchio che a fatica sta tenendo chiusa la pentola a pressione tra Forza Italia e Fdi è destinato a saltare, nonostante l’azzurro Giorgio Mulè, protagonista nel fine settimane di un acceso scontro verbale con il partitosi maggioranza relativa, abbia provato ieri ad abbassare i toni.

Meloni «ha tutto il nostro appoggio e solidarietà» perché «porta a Kiev la voce dell’Italia e del Parlamento che sostiene lo sforzo dell’Ucraina per una pace giusta», ha detto ieri commentando il viaggio della presidente del Consiglio nella capitale ucraina. E relegando poi a «battuta» la frase di Zelensky che ha promesso a Silvio Berlusconi bottiglie di vodka in cambio del sostegno alla causa di Kiev. «Andiamo oltre - ha spiegato - gli sforzi di tutti devono essere indirizzati a trovare una soluzione, per arrivare alla pace». Ma l’isolamento del Cavaliere è ormai evidente, se è vero che il Partito popolare europeo l’ha scaricato definitivamente. Tanto da annullare l’evento di Napoli dopo le uscite filorusse dell’ex presidente del Consiglio. E provocando più di un malumore nel partito, che però continua a difendere a spada tratta Berlusconi.

Se per Ronzulli la decisione del Ppe di cancellare l’evento di Napoli è «un’entrata a gamba tesa nei confronti di un intero partito, con l’obiettivo di spaccarlo e di separare il presidente Berlusconi da Forza Italia», per lo stesso Mulè Berlusconi è «il sole» di Fi. Quest’ultima affermazione è una risposta diretta a Gianfranco Fini, che aveva parlato degli azzurri come di una monarchia. Visti i trascorsi tra i due ex alleati, il ritorno sulla scena pubblica dell’ex presidente della Camera non può far piacere a Forza Italia, tanto più ora che si parla di una possibile candidatura di Fini alle prossime Europee.

Sarebbe un po’ la chiusura del cerchio, con l’ideatore della svolta di Fiuggi che da Bruxelles tesse la tela dell’alleanza tra i Conservatori guidati da Giorgia Meloni, sua pupilla di un tempo diventata ormai leader, e i Popolari che nel frattempo hanno messo da parte la leadership Berlusconi. Un disegno, questo, che Forza Italia non può far altro che cercare in tutti i modi di contrastare, anche mettendosi di traverso all’invio dei caccia a Kiev. E qui torniamo a queste ore di trattative tra Meloni e Zelensky, precedute dall’incontro tra la prima e il premier polacco Mateus Morawiecki, facente parte anch’egli della famiglia conservatrice.

«Sono questioni (quelle dell’invio di jet, ndr) che vengono esaminate in sede governativa e sulla base delle decisioni degli organi competenti arriveranno poi in Parlamento», si limita a spiegare al Dubbio Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia in Senato (nonché ex forzista). A quel punto ci sarà da capire da che parte starà Forza Italia. Che finora, ha ricordato Ronzulli, ha sempre votato i decreti in favori degli aiuti militari all’Ucraina «e così farà con i prossimi». Con buona pace, sembrerebbe, di Tajani e della differenza tra armi “offensive” e “difensive”.