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Ricci
Autonomia differenziata, Pnrr e nuovo corso del Pd. Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, sostenitore di Stefano Bonaccini alle ultime primarie, analizza la fase politica e traccia la rotta futura per il partito. Fondamentale, per il primo cittadino, unire le opposizioni per una più incisiva azione di contrasto all’azione del governo Meloni che si sta scontrando con i ritardi e le difficoltà legate ai finanziamenti del Pnrr e alla scadenza di dicembre per la terza rata da 19 miliardi. Proprio in questi giorni Ricci, confermato alla presidenza di Ali (Autonomie locali italiane) durante il congresso di Pisa, ha avuto modo di prendere posizione in maniera ferma con il progetto di autonomia targato Lega.
Sindaco, ha nuovamente espresso il suo secco no all’autonomia differenziata annunciando una vera e propria mobilitazione per bloccarne l’iter. Come vi muoverete?
Siamo nettamente contrari al ddl Calderoli perché rischia di dividere l’Italia che, invece, va riunita da Nord a Sud. Per di più la proposta, per come formulata, crea un mega centralismo regionale che, a mio giudizio, è ancora più pericoloso del centralismo nazionale. Con ben venti materie delegate alle Regioni avremo un nuovo centralismo delegato che non funziona e che diventa mortificante per le vere autonomie locali costituite dalle Province e dai Comuni. Insieme alle altre sigle contrarie al ddl Calderoli abbiamo avviato la raccolta di firme per bloccare la le legge, ma se il governo dovesse andare avanti procederemo alla costituzione di comitati referendari per chiederne l’abrogazione.
Il ministro Calderoli ha chiamato a raccolta un pool di esperti, guidato da Cassese, per la definizione dei Lep. È un correttivo che la convince?
Non mi convince per niente, anche per come è stato costituito. C’è un anno per definire i Livelli essenziali di prestazione, ma francamente mi sembra uno sforzo inutile e dannoso. Per questo abbiamo deciso di avviare una mobilitazione: per fare capire al ministro Calderoli che se dovesse decidere di andare fino in fondo, anche noi siamo disposti a farlo.
Nella contrapposizione tra Nord e Sud, oltre all’autonomia, ha fatto rumore la proposta del sindaco di Milano Sala di assegnare alle amministrazioni virtuose le risorse di chi non riesce a spenderle. Che ne pensa?
La verità è che non possiamo permetterci un fallimento con il Pnrr. Si tratta di una sfida nazionale che non possiamo perdere e i soggetti che hanno il compito di mettere a terra le risorse devono essere messi nelle condizioni di poterlo fare. Mi riferisco in particolare a tutti i Comuni d’Italia che hanno bisogno di personale per potere operare in maniera efficace. Continuiamo, invece, a scontrarci con pesanti vuoti in organico. Una mancanza che è addirittura peggiorata a causa degli aumenti del costo dell’energia. Non avendo fondi sufficienti i Comuni per potere pagare le bollette hanno smesso di assumere personale, compreso quello che era già stato programmato proprio per l’attuazione del Pnnr. Abbiamo bisogno di lavoratori e si deve smetterla con la demagogia e la propaganda dell’immigrazione, ma regolare flussi più ampi e occuparsi della formazione professionale. Occorre poi confrontarsi con un’altra fondamentale questione legata all’aumento dei costi dei cantieri di oltre il 20 per cento. Credo sia ragionevole immaginare che una parte dei fondi del Pnrr debbano essere usati per coprire questi aumenti, altrimenti ci troveremo a dover fare i conti con molti progetti che resteranno incompleti.
Il governo Meloni è impegnato a trattare con l’Unione europea per l’ultima rata del Pnrr in scadenza a dicembre e si aspetta una proroga. Lei che idea si è fatto della trattativa?
Il rischio reale è che tutte le rate diventeranno a rischio se il governo continuerà ad operare come sta facendo. L’Italia deve fare le riforme e sembra esserselo dimenticato. Mi chiedo, ad esempio, che fine abbia fatto la riforma sulla concorrenza che al suo interno aveva anche la questione dei balneari. Senza le riforme non arriveranno le risorse ed è questo l’aspetto che il governo italiano deve chiarire con l’Europa. Dopo si dovrà passare a ricontrattare non gli obiettivi, ma l’aumento dei costi. Credo che una proposta saggia e equilibrata possa essere quella di fare qualche lavoro in meno, ma di non lasciarne nessuno incompleto. Non ha senso chiedere tempo o proroghe.
Il Pd dopo l’acclamazione dei nuovi capigruppo dovrà costituire la nuova segreteria nazionale. Che percorso immagina? È ancora possibile la segreteria unitaria? Lei ritiene che la minoranza dovrebbe farne parte?
Dopo il congresso e la grande novità rappresentata da Elly Schlein registriamo una nuova attenzione intorno al Pd e una crescita dei consensi evidenziata da tutti i sondaggi. Credo che si rafforzerà sempre di più la polarizzazione dello scontro tra Giorgia Meloni e Elly Schlein per un nuovo scenario politico che caratterizzerà i prossimi mesi. Il percorso unitario cominciato con l’elezione di Bonaccini presidente, proseguito con l’acclamazione dei nuovi capigruppo, adesso dovrà proseguire con la segreteria. Il Pd ha un’organizzazione molto complessa e Schlein ha bisogno di un partito unito per poterlo guidare al meglio. Credo che dobbiamo proseguire in questa direzione e la minoranza deve accettare di dare una mano con grande lealtà e generosità.
Dovesse fare un pronostico, dunque, prevede che gli uomini di Bonaccini avranno i loro posti in segreteria?
Sì penso di sì. Schlein vuole tenere il partito unito e Bonaccini ha dimostrato di volere collaborare e offrire il proprio contributo. Pertanto immagino che si andrà in questa direzione.
La politica delle alleanze ancora non decolla. Né in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, né per rendere più efficace l’azione dell’opposizione in Parlamento. Come si può intervenire?
Il prossimo test nazionale di rilievo è costituito dalle elezioni europee alle quali si voterà con il proporzionale e ogni partito dovrà pensare a se stesso. Credo che il Pd sfiderà Fdi per essere il primo partito. Ovviamente il test ridefinirà gli equilibri fra i vari partiti. Nel frattempo si dovrà fare il massimo sforzo perché le opposizioni siano unite in Parlamento e trovino accordi a livello locale per le elezioni amministrative che avremo prestissimo in Friuli e Molise. Non avrebbe senso regalare altre vittorie alla destra.