A ventiquattro dal giuramento del governo la politica è già in fermento. Dopo il richiamo allunità e in attesa dellormai prossimo appuntamento con la fiducia alle Camere (mercoledì al Senato e giovedì a Montecitorio) Mario Draghi lavora allagenda e al completamento della squadra, con la nomina di sottosegretari e vice ministri mentre i partiti sono sempre alla prese con londa durto della nuova fase che si apre loro davanti. Il M5s è in fibrillazione, cresce la fronda e la situazione, proprio guardando al voto di fiducia, viene definita "esplosiva" da fonti interne. Polemiche anche nel Pd per lassenza di donne nella rappresentanza Dem, mentre la sinistra di Leu si riunisce oggi in assemblea e anche qui cè un rischio spaccatura in agguato. Anche il centrodestra si agita, nel confronto ancora sottotraccia tra "moderati" e "sovranisti". Giorgia Meloni conferma il suo no allesecutivo. In attesa di un primo check con i ministri del Carroccio, Matteo Salvini spariglia sul tema forse più divisivo, quello dellimmigrazione. «Noi ci battiamo contro limmigrazione clandestina, gli immigrati regolari sono miei fratelli, limmigrazione controllata e qualificata è un fattore positivo ma va sconfitta quella clandestina, penso che con Draghi su questo saremo in perfetta sintonia», dice il leader della Lega a Mezzora in più su Rai3. Sfumature, più che una vera e propria riconversione, tanto che a Lamorgese viene indirizzata la richiesta di «un cambio di passo nella lotta alla droga, alla mafia e nella gestione dellimmigrazione clandestina». «Io non voglio politiche sovraniste, ma solo - rivendica Salvini - applicare quello che fanno altri Paesi. Draghi ha detto che i confini italiani sono confini europei, non era un capriccio di Salvini. Penso che Draghi abbia lautorevolezza per ottenere in Europa quello che Conte non è riuscito a ottenere». Le tensioni più forti si registrano in casa M5s. Dopo il round di ieri, i senatori pentastellati torneranno a confrontarsi oggi. Circa venti, su 92, sarebbero orientati a non votare la fiducia, viene riferito. Linea, avrebbe ribadito Vito Crimi, che porterà allespulsione dal Movimento mentre per chi dovesse astenersi si deciderà il da farsi.  Tensioni non mancano anche nel Pd, rappresentato da tre uomini (Guerini, Orlando e Franceschini) mentre le donne dem protestano: «Non ci sono più scuse per le donne dem, che hanno da imparare una dura lezione: nessuno spazio ci sarà dato per gentile concessione - scrive su Facebook Debora Serracchiani - Quando si tratta di ruoli di potere vero, non funzionano le quote di genere come riserva indiana oppure gli articoli dello statuto come specchietto per la democraticità interna. Non ci sono donne dem tra i ministri di Draghi non solo perché la logica della stabilità interna ha vinto su quella di genere, ma soprattutto perché non abbiamo ancora preso sul serio la sfida per la leadership». «Per noi è una ferita», aggiunge Cecilia DElia, portavoce della conferenza delle donne del Pd. «Ora immagino che ci sarà un bilanciamento con i viceministri e i sottosegretari nellaffidamento delle deleghe», ma «considerando che le forze che hanno dato vita al Pd sono quelle che tradizionalmente si sono battute per la parità, è chiaro che lassenza di donne stride molto», dice Rosy Bindi. Le tensioni di via del Nazareno offrono a Matteo Renzi loccasione per attaccare gli ex compagni di partito: «Il Pd appare più come un puzzle di correnti che non come una vera e propria casa del riformismo e, tra le altre cose, non riesce a proferire una parola credibile sul tema femminile», dice. La sinistra riformista, continua, non può «diventare la sesta stella di un movimento grillino che mi appare in caduta libera». Le tensioni delle forze della coalizione che ha sostenuto il governo Conte 2 raggiungono anche lala sinistra: Leu è divisa sul sostegno a Draghi, unassemblea oggi deciderà se Sinistra Italiana darà il suo via libera allesecutivo (mentre è certo il sì di Articolo 1 che esprime anche un ministero, con Roberto Speranza). Sottotraccia, anche il centrodestra inizia ad agitarsi e le scelte di Draghi avranno inevitabilmente una ricaduta sulla tenuta e sulla natura della coalizione che fino allaltro ieri è stata opposizione: unala moderata e europeista contrapposta a una sovranista.