«Mercoledì scorso ho rassegnato le dimissioni. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato il governo dalla sua nascita. Il capo dello Stato le ha respinte e chiesto di informare il Parlamento. Decisione che ho condiviso. Oggi mi permette di spiegare a voi e agli italiani questa decisione tanto sofferta quanto dovuta». Sono le prime parole del premier Mario Draghi, durante il discorso nell'aula del Senato.

Chi c'è al fianco di Mario Draghi

Aula gremita a Palazzo Madama per le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi. Foltissima anche la rappresentanza del governo: accanto al premier sono seduti i ministri Di Maio e Guerini. Al banco del governo presenti anche Brunetta, D’Incà, Bonetti, Dadone, Colao, Cingolani, Gelmini, Cartabia, Giorgetti e Franceschini.

Il discorso di Mario Draghi nell'aula del Senato

«Non abbiamo mai cessato la nostra ricerca della pace. Una pace che deve essere accettabile dall’Ucraina, sostenibile, duratura» ha aggiunto Mario Draghi nel corso delle sue comunicazioni nell’aula del Senato. Grazie alle misure di contenimento sanitario, alla campagna di vaccinazione, ai provvedimenti di sostegno economico a famiglie e imprese, siamo riusciti a superare la fase più acuta della pandemia, a dare slancio alla ripresa economica» ha spiegato il premier. «Ritengo che un presidente del Consiglio che non si è mai presentato agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile», aggiungendo che questa condizione è «ancora più importante in un contesto di emergenza in cui bisogna prendere decisioni che incidono sulla vita dei cittadini». Draghi in precedenza aveva ricordato che il governo era nato su iniziativa di Sergio Mattarella per «affrontare tre emergenze: pandemica, economica, sociale. Un governo, furono queste le parole del presidente, di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica, che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili. Tutti i principali partiti, con una sola eccezione, decisero di rispondere positivamente a quell’appello. Nel discorso di insediamento feci riferimento al presupposto dell’unità nazionale, che è stata la migliore garanzia della legittimità democratica di questo governo e della sua efficacia».

Le sfide di Draghi: dal Pnrr alla lotta alle mafie

Il premier Draghi ha evidenziato che l'unica strada per ricompattare la maggioranza, dopo aver incassato la sfiducia del M5S, è quella di ricostruire il patto di Governo che aveva tenuto uniti tutti i partiti, ad eccezione di Fratelli d'Italia. «Impossibile ignorare le istanze dei cittadini e gli appelli che arrivano dal mondo sociale», ha detto con tono duro l'ex presidente della Bce. E ancora: «A oggi, tutti gli obbiettivi dei primi due semestri del Pnrr sono stati raggiunti. Abbiamo già ricevuto dalla Commissione Europea 45,9 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno nelle prossime settimane ulteriori 21 miliardi - per un totale di quasi 67 miliardi», ha detto Draghi che ha parlato anche di tenere lontane le mafie dal Pnrr. «Il miglior modo per onorare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». «L'Italia ha bisogno di un governo capace di muoversi con efficacia e tempestività su 4 fronti. Completare il Pnrr è una questione di serietà nei confronti dei cittadini». Gli «italiani hanno sostenuto le misure che di volta in volta abbiamo messo in campo, sono diventati veri protagonisti politiche, penso al paziente rispetto durante le restrizioni della pandemia, della vaccinazione, dell'accoglienza spontanea ai profughi ucraini accolti con affetto e solidarietà. Penso alle comunità locali con il Pnrr: mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano» ha sottolineato Mario Draghi. «Purtroppo, con il passare dei mesi, a questa domanda di coesione che arrivava dai cittadini le forze politiche hanno opposto un crescente desiderio di distinguo e divisione. Le riforme del Consiglio Superiore della Magistratura, del catasto, delle concessioni balneari hanno mostrato un progressivo sfarinamento della maggioranza sull’agenda di modernizzazione del Paese» ha affermato il premier Draghi.

Draghi e la crisi di Governo

«Come ho detto in Consiglio dei Ministri, il voto di giovedì scorso ha certificato la fine del patto di fiducia che ha tenuto insieme questa maggioranza. Non votare la fiducia a un governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro, che ha un significato evidente. Non è possibile ignorarlo, perché equivarrebbe a ignorare il Parlamento. Non è possibile contenerlo, perché vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo, perché viene dopo mesi di strappi ed ultimatum» ha dichiarato Draghi in Senato, dove ha rimarcato che «l’unica strada, se vogliamo ancora restare insieme, è ricostruire da capo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità».

Draghi e il ddl concorrenza

«Il ddl concorrenza deve essere approvato prima della pausa estiva per consentire l’approvazione dei decreti delegati entro la fine dell’anno, come previsto dal Pnrr. C’è bisogno di un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo, non del sostegno a proteste non autorizzate e talvolta violente contro la maggioranza di governo» ricordando che «la riforma della concorrenza serve a promuovere la crescita, ridurre le rendite, favorire gli investimenti e l’occupazione. Con questo spirito abbiamo approvato norme per rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati. La riforma tocca i servizi pubblici locali, inclusi i taxi, e le concessioni di beni e servizi comprese le concessioni balneari».

Draghi e i salari minimi

«Ridurre il carico fiscale sui lavoratori, a partire dai salari più bassi, è un obiettivo di medio termine. Questo è un punto su cui concordano sindacati e imprenditori. Con la scorsa legge di bilancio abbiamo adottato un primo e temporaneo intervento. Dobbiamo aggiungerne un altro in tempi brevi, nei limiti consentiti dalle nostre disponibilità finanziarie» ha comunicato Draghi nell'aula del Senato. «Occorre anche spingere il rinnovo dei contratti collettivi. Molti, tra cui quelli del commercio e dei servizi, sono scaduti da troppi anni. La contrattazione collettiva è uno dei punti di forza del nostro modello industriale, per l’estensione e la qualità delle tutele, ma non raggiunge ancora tutti i lavoratori. A livello europeo è in via di approvazione definitiva una direttiva sul salario minimo, ed è in questa direzione che dobbiamo muoverci, insieme alle parti sociali, assicurando livelli salariali dignitosi alle fasce di lavoratori più in sofferenza».

Draghi: dalle pensioni al reddito di cittadinanza

«Serve una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile ancorato al sistema retributivo» ha detto Draghi. «Il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà, ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro». Poi un passaggio sul tema ambientale. «Dobbiamo accelerare sull'installazione dei rigassificatori a Piombino entro la prossima primavera e a Ravenna: non è possibile volere la sicurezza energetica per gli italiani e poi protestare per queste infrastrutture». «Superare principio unanimità in Ue e riforma bilancio. Su questo l'Italia ha molto da dire. Ma tutto questo ha bisogno di un governo forte e coeso. All'Italia serve un nuovo patto di sviluppo concreto e sincero. Partiti siete pronti a ricostruire questo patto? Siamo qui in quest'Aula solo perché gli italiani lo hanno chiesto. È una risposta che dovete dare a tutti gli italiani», conclude Draghi.

Discorso di Draghi in Senato, il commento di Enrico Letta

«Se eravamo già in questi giorni convinti di rinnovare la fiducia al governo Draghi siamo ancora più convinti di farlo dopo averlo ascoltato». Lo ha scritto su twitter il segretario del Pd, Enrico Letta, al termine delle comunicazioni del premier al Senato.

Alcuni senatori del M5S: «Draghi molto generico»

M5S freddo dopo il discorso di Mario Draghi al Senato. Al termine delle comunicazioni del presidente del Consiglio molti senatori pentastellati sfilano nella Sala Garibaldi di Palazzo Madama senza rilasciare dichiarazioni. Qualcuno però non cela le proprie perplessità: «Il discorso di Draghi? Molto generico», dice all’Adnkronos Mario Coltorti, presidente della Commissione Trasporti. La capogruppo Mariolina Castellone si trincera dietro un no comment: «Parleremo dopo». Qualche parlamentare si sfoga: «Avevamo chiesto impegni più precisi...». In casa 5 Stelle si attende la reazione di Giuseppe Conte, che ha seguito il discorso del premier negli uffici del Movimento al Senato e dovrà sciogliere la riserva con un segnale. Anche in Aula il Movimento ha dimostrato freddezza: sono stati pochi i passaggi dell’intervento di Draghi applauditi dai senatori. «Su lotta alle mafie, salario minimo e reddito di cittadinanza abbiamo applaudito. Di certo non l’abbiamo fatto sul nuovo invio di armi all’Ucraina...», spiega una senatrice. Qualcuno ha contestato il passaggio sulla necessità di una nuova riforma delle pensioni. E alla fine i pentastellati, così come la Lega, non applaudono la fine del discorso del premier, che ha chiesto alle forze politiche che sostengono il suo governo di «ricostruire il patto di fiducia».

Vertice del centrodestra nella residenza romana di Berlusconi

Matteo Salvini a Villa grande, residenza romana di Silvio Berlusconi, per un nuovo vertice delle forze di centrodestra di governo, convocato ora alla luce delle comunicazioni del premier Draghi nell'aula del Senato e dopo l'assemblea dei parlamentari e ministri leghisti, insieme a Salvini. Su quella riunione, la Lega fa sapere che c'è stata «totale sintonia dei presenti e compattezza con il segretario».