Modificare il decreto legge che contiene la norma sui rave party in sede di conversione parlamentare. Se la richiesta venisse dall’opposizione non ci sarebbe niente di strano, ma visto che arriva da uno dei tre partiti su cui si basa la maggioranza di governo è probabile che ne vedremo delle belle. A mettere dei punti fermi dopo le polemiche di queste ore su un provvedimento che Pd e M5S reputano «scritto coi piedi», ci ha pensato Francesco Paolo Sisto, appena nominato viceministro della Giustizia.

«Il Parlamento potrà e forse dovrà in qualche maniera intervenire nella discussione sulla conversione del decreto legge - ha detto Sisto al termine della cerimonia di giuramento - Bisogna evitare assolutamente una norma che possa, anche intuitivamente, essere applicata alla legittima manifestazione di un dissenso».

Il punto è proprio per questo, perché dall’opposizione si grida a una legge «liberticida» che poco ha a che fare con i rave party. Come confermato al Dubbio dal diretto interessato, il senatore azzurro Pierantonio Zanettin presenterà un emendamento per diminuire la pena massima per gli organizzatori dei raduni da sei a quattro anni, così da escludere la possibilità di intercettazioni “ex post”. Su questo, Sisto è stato chiaro.

«Sia la presidente Meloni sia il ministro Tajani hanno detto durante il Cdm che le intercettazioni vanno evitate - ha commentato - Un rimedio potrebbe essere quello di una sanzione, che anche con riferimento al 633 può essere una pena più alta ma che non consente le intercettazioni». La conferma di una «riflessione» in seno alla maggioranza arriva anche da un ministro vicino alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Ma Sisto giura che «non ci sono divisioni o spaccature» in maggioranza e che «nessuno» all’interno di essa «vuole che la norma venga estesa».

Eppure un confronto ci dovrà pur essere, se è vero come è vero che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ancora ieri ha difeso il decreto spiegando che riguarderà soltanto i rave party e non sarà usato per colpire altri comportamenti.

«Le interpretazioni le danno i giudici, non i ministri replica tuttavia lo stesso Zanettin - Sono un giurista e da giurista non posso accontentarmi delle parole del ministro». Il senatore forzista spiega poi i contorni entro i quali si muoverà l’emendamento da presentare a palazzo Madama. «Occorre delineare meglio i contorni del reato, che così come sono formulati nel testo che ho letto mi paiono eccessivamente sfumati», puntualizza.

Insomma nessuno, in maggioranza, contesta il carattere eventualmente liberticida della norma, piuttosto viene rimarcata la necessità di precisare la terminologia, così da evitare pericolose interpretazioni. «Non ci deve essere il minimo dubbio su manifestazioni che possono riguardare la libertà di manifestare o esprimere opinioni - continua l’esponente di Forza Italia - Dunque occorrono emendamenti costituzionalmente orientati».

Gli azzurri proporranno anche delle audizioni per capire il perimetro normativo entro il quale si può delineare meglio la fattispecie di reato. «Mi preme sottolineare che gli emendamenti arriveranno da un partito di maggioranza assolutamente collaborativo - precisa Zanettin - Ma al momento il confine tra lecito e illecito nel testo è troppo labile e bisogna dunque precisare la fattispecie di reato secondo i principi di tassatività e legalità». Le intenzioni di Fi, dunque, sono chiare. Resta da capire se questi accorgimenti saranno o meno accolti dal resto della maggioranza. «Non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso», ha scritto ieri Meloni sui socia dicendosi tuttavia «fiera» della norma.