«Non voglio destabilizzare nulla e nessuno, voglio solo esprimere le mie idee e sono sempre le stesse». Dopo aver picconato con un lungo post l’accordo di governo tra Movimento 5 Stelle e Pd - «il partito del sistema per eccellenza, quindi il più pericoloso» - Alessandro Di Battista nasconde la mano e assicura di aver parlato solo a fin di bene. Ma il sospetto che l’ex parlamentare pentastellato voglia destabilizzare qualcuno, e che quel qualcuno si chiami Luigi Di Maio, timoniere della svolta a sinistra del M5S da un po’ di tempo in rotta di collisione con l’ex amico, è più che lecito.

Fandonie, nulla di nuovo al sole, assicura Di Battista, solo una riproposizione di un punto di vista sul nuovo alleato di cui non ha mai fatto mistero. Perché per Dibba i dem sono pari solo a Belzebù, responsabili «delle misure di macelleria sociale che hanno colpito i lavoratori italiani». Non solo, «paradossalmente più della destra che ho sempre ugualmente contrastato», precisa, professando una sorta di equidistanza dai blocchi.

Eppure, quando il suo partito condivideva gli scranni della maggioranza con la Lega di Matteo Salvini, il leader scapigliato del Movimento non sembrava accecato da altrettanto ardore. Ma il Pd «è un partito “globalista”, liberista, colluso con la grande imprenditoria marcia di questo Paese», spiega, accusando gli alleati di Di Maio di aver svenduto i gioielli di Stato e regalato le concessioni autostradali ai Benetton.

Per non parlare delle ultime manovre d’Aula. «Prima Renzi ha formato i suoi gruppi parlamentari poi il Partito Unico Lega- FI- PD- FDI ha salvato l'ennesimo deputato votando contro una richiesta d'arresto da parte dei giudici di Milano». E alla luce di questi episodi, Dibba pone una domanda: «Davvero tutto questo vi sorprende? Io capisco l'indignazione, ma lo stupore proprio no». A chi sia indirizzato il quesito non è chiaro. Di certo, l’ex deputato, in un passaggio successivo si rivolge direttamente al presidente del Consiglio, spiazzato dalle scelte di Renzi. «Buongiorno Presidente!!!», dice, con tono irriverente.

Poi chiama in causa i suoi ex colleghi, pensando forse a quella pattuglia composita di parlamentari delusi di cui tanto si vocifera nei Palazzi, pronta a sfilarsi dal gruppo per indebolire il capo politico e sostenere Giuseppe Conte in modo autonomo. A loro Dibba consegna un programma politico fatto di otto “diffidenze”: «Non vi fidate del Pd derenzizzato» ; «non vi fidate dei giornali che per la prima volta vi apparecchiano interviste più morbide» ; «non vi fidate delle smielate parole di Franceschini» ; «non vi fidate delle false aperture del Pd sulla revoca delle concessioni ai Benetton» ; «non vi fidate dell'Europa» ; «non vi fidate della Lagarde» ; «non vi fidate delle notizie che arrivano dal Medio Oriente» ; «non vi fidate dei “nuovi ambientalisti”».

La dichiarazione di guerra è consegnata, non resta che aspettare di vedere gli effetti. Ma non arrivano, almeno non come nelle aspettative. I big grillini tacciono, come a sminuire il parere di un semplice militante. Sposa la linea Di Battista solo Gianluca Castaldi, sottosegretario ai Rapporti col Parlamento, che condivide il post ma assicura che condurrà la battaglia all’interno del Movimento. E solo parzialmente si accoda anche Nicola Morra che, pur convenendo sul giudizio in merito ai dem, ricorda all’ex deputato la non meno grave alleanza con la Lega.

Chi non gradisce affatto le bordate, ovviamente, è il Partito democratico, che affida al capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, la replica: «Consiglierei al premier Conte e al ministro Di Maio di tenere a bada i deliri di Di Battista, che oggi come un Salvini qualsiasi è tornato a scagliarsi contro l’Europa e che sembra comunque pronto a fare di tutto per rompere l’attuale maggioranza parlamentare».

Ma in ballo non c’è solo l’esecutivo. Il post del leader pentastellato, infatti, arriva alla vigilia di un voto storico per i militanti grillini, che in Umbria dovranno decidere se correre per la prima volta in coalizione alle Regionali. Insieme a chi? Al Pd, ovviamente, «il partito più ipocrita d'Europa». Parola di Alessandro Di Battista.