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Ddl Zan
Dopo stop and go durati mesi, prese di posizione a favore e contro, richieste di dialogo e continui conti sul pallottoliere della maggioranza, mercoledì il ddl Zan approda nell’Aula del Senato. Sulla "testa" del provvedimento contro l’omofobia, la spada di Damocle delle richieste avanzate da Fratelli d’Italia e Lega di non passare all’esame degli articoli e, dunque, del rinvio del provvedimento in commissione. Intanto, dopo le parole del segretario Pd, Enrico Letta, che ha annunciato di voler chiedere proprio al "padre" del ddl, Alessandro Zan, un’esplorazione con i partiti per approvarlo in tempi brevi, Italia viva rivendica di essere stata la prima forza politica a chiedere che sul testo si avviasse il confronto, perché, altrimenti, a Palazzo Madama, non ci sarebbero i numeri per approvarlo. E sempre da Iv si apprende che domani saranno i capigruppo del Senato a confrontarsi sulla questione. «Sul Ddl Zan, Letta apre alle modifiche, come noi avevamo suggerito quattro mesi fa. Bene così, è una scelta che apprezzo», scrive Matteo Renzi sulla sua enews. «Nessuno fortunatamente ha insultato Enrico, come invece in tanti hanno fatto con noi, quando avevamo posto il tema. La verità è che avevamo ragione: se vogliamo che la legge passi, vanno cambiati i passaggi più delicati. Nessuna polemica, nessuna rivendicazione: solo buon senso. Portiamo a casa la legge, possiamo farcela. Le polemiche lasciamole a chi vive di ideologia», incalza Renzi. Ma i Dem precisano di non avere mai fatto alcun passo indietro ma di essere rimasti fermi sulle proprie decisioni, cercando il dialogo, innanzitutto, con chi ha votato il disegno di legge alla Camera - e la Lega non c’era, viene osservato - e disponibili a modifiche purché non sostanziali. Dunque il Pd aspetta l’esito degli incontri di Zan con i partiti e ritiene che la proposta, avanzata anche dal leghista Ostellari, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, di incontro tra i presidenti dei gruppi, sia ormai superata, visto che a decidere con un voto deve essere l’Assemblea. Il Pd aspetta di vedere chi appoggerà la richiesta di FdI e Lega di non procedere speditamente verso l’approvazione del provvedimento, già licenziato dalla Camera. «Sul ddl Zan noi abbiamo un dovere nei confronti della nostra società, dobbiamo portarlo avanti e approvarlo. Io sono stato molto rigido nei mesi scorsi, e questo ci ha consentito di arrivare all’Aula del Senato. Chiederò in questi giorni ad Alessandro Zan di fare un’esplorazione con le altre forze politiche per cercare di capire le condizioni che possano portare a una approvazione del testo rapida». ha detto ieri il segretario del Pd ospite a "Che Tempo Che Fa" su RaiTre. «Eventuali modifiche? Purché non siano cose fondamentali, sostanziali, ma mi fido di Zan. Gli chiedo di fare questo lavoro, di trovare un’intesa in Parlamento, e sulla base delle scelte che lui farà sono sicuro si arriverà alla possibilità di approvare il testo in tempi rapidi. Se non lo facessimo si avrebbe un rimbalzo negativo nei confronti di tante parti della nostra società che si aspettano oggi una risposta sui crimini d’odio e la parità. Io non voglio lasciare nulla di intentato, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità». «Mesi usati per la campagna elettorale in cui il Pd ci diceva che il ddl Zan era immodificabile. Adesso si arriva a fare quello che avevamo detto noi, ovvero cercare un’intesa con il Parlamento per portare a casa la legge sui diritti. Le leggi si fanno con i numeri, il resto è inutile perdita di tempo e demagogia», è la replica di Italia viva, con Ettore Rosato. «Se il Pd comprende finalmente che quella sulla legge di contrasto all’omotransfobia non può essere una battaglia ideologica a perdere ma deve trasformarsi nel percorso che finalmente porti all’approvazione di un provvedimento normativo non più procrastinabile, non possiamo che esserne contenti», scrive in il sottosegretario all’interno Ivan Scalfarotto di Italia viva. »Molto è il rammarico per aver perso mesi preziosi, visto che il tavolo politico per la mediazione sul ddl Zan è stato proposto sin dalla fine di maggio da Italia Viva in Senato, anticipando tutte le forze politiche su una soluzione che si sta dimostrando l’unica praticabile», aggiunge Scalfarotto. Da Forza Italia, il senatore Maurizio Gasparri fa notare che «anche Letta ha preso atto che il muro contro muro non porta a niente. L’Italia può e deve varare una legge che punisca con maggiore severità violenze e discriminazioni basate su pregiudizi sessuali. Su questo tutti ci siamo detti d’accordo. Quello che non va, nel testo del disegno di legge cosiddetto Zan, sono alcune norme che prevedono l’indottrinamento scolastico, la persecuzione delle opinioni e una rivoluzione antropologica con l’autodichiarazione di appartenenza di genere che causerebbe un caos totale. Queste norme non c’entrano nulla con la opportunità, da tutti condivisa, di punire più severamente atti non solo di violenza ma di semplice pregiudizio e discriminazione». E aggiunge: «Ben venga quindi un confronto serio e sereno se si accantoneranno queste scelte, che sono francamente non condivisibili ed estranee all’oggetto reale del confronto». Il Movimento 5 stelle lancia un appello: «Siamo sempre stati disponibili a ragionare su eventuali contributi positivi ma non possiamo accettare l’idea che la legge per il contrasto dell’omotransfobia possa nascere come il frutto di un accordo al ribasso. È una eventualità che non possiamo neppure prendere in considerazione. Manterremo alta l’attenzione per evitare che la linea della trattativa inaugurata da Letta non si trasformi in una occasione per ridimensionare un disegno di legge che i cittadini attendono ormai da troppo tempo». Il testo in discussione al Senato risponde «alle istanze della stragrande maggioranza del Paese, proponendosi di combattere la violenze e discriminazioni e di dare anche slancio a una più profonda e genuina cultura del rispetto. Rimaniamo convinti che, al netto di interventi migliorativi sempre possibili, la legge Zan debba essere discussa e finalmente approvata senza stravolgimenti», sostiene.