«La complessità non va rifiutata, va risolta». Sono parole di Ciriaco De Mita, già presidente del Consiglio, più volte ministro e deputato, una vita nella Dc fino a diventarne segretario, la cui vita politica e personale è stata raccontata nel docufilm De Mita, l’animale politico del regista Roberto Flammia, trasmesso ieri alla Camera per iniziativa della fondazione Fiorentino Sullo e dal Centro Studi Guido Dorso e promosso da Gianfranco Rotondi.

Dopo i saluti del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha ricordato la statura politica di De Mita, «abile politico e fine intellettuale», è stato proiettato il docufilm, la cui voce narrante è dello stesso statista democristiano. Dalla nascita a Nusco nel 1928 fino al Collegio a Milano, dai primi passi nella Dc fino agli anni del dopoguerra e del centrismo Degasperiano.

E poi gli anni di piombo, l’assassinio di Aldo Moro, «una persona di una squisitezza infinta», e gli anni del pentapartito con gli accordi e i disaccordi con l’allora leader del Psi, Bettino Craxi. Fino al periodo di palazzo Chigi, gli incontro con François Mitterrand e Margaret Thatcher, quelli con Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan.

De Mita ha vissuto gli albori della sua vita politica negli anni della fine del comunismo, della caduta del muro di Berlino, delle grandi trasformazioni sociali e politiche del nostro paese, che secondo le parole dello stesso leader Dc si sono concluse «alla fine degli anni 80».

Poi, negli ultimi anni, il ritorno nella sua Nusco, dove è stato sindaco dal 2014, rieletto nel 2019, fino alla sua morte, il 26 maggio 2022. «La democrazia è rappresentanza, non pensiero autonomo», è un’altra delle frasi che colgono nel segno il pensiero demitiano, che l’avoca Agnelli definì «un intellettuale della Magna Grecia» pensando di fargli un dispetto con un giudizio che invece lo nobilitava.

Dopo la proiezione, sul modello degli antichi cineforum, si sono confrontati a caldo alcuni giornalisti, moderati da Luciano Ghelfi del Tg2. Sul palco si sono alternati Marco Follini, che con De Mita ha condiviso una parte del proprio percorso politico («Prima di questo discorso non ti conoscevo, ora nemmeno», gli disse De Mita dopo un suo intervento non troppo felice), Massimo Franco, Marcello Sorgi, Stefano Folli, Antonio Padellaro («Tu mi interpreti», l’accusa di De Mita al giornalista ai tempi del Corriere - «Presidente, è che fatico a seguirla», al risposta del giornalista), Francesco Verderami, Augusto Minzolini, Maria Teresa Meli, Paolo Liguori, Generoso Picone, Anna La Rosa, Simonetta Di Pillo.