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«La riforma è come l’isola di Peter Pan, non c’è». Lo dice a LaPresse l’ex vicepresidente del Csm Michele Vietti, dopo l’ok della commissione Giustizia della Camera alla riforma del Csm. Fa bene l’Anm a minacciare lo sciopero contro la riforma del Csm? «No, ovviamente no. Che sciopero! Scioperare è una reazione che primo non si addice a una categoria come i magistrati, secondo non è proporzionata al contenuto di quello che è stato fatto: non c’è niente di punitivo nei confronti dei magistrati. Nella riforma c’è poco in generale e certamente niente di punitivo verso i magistrati». La riforma, aggiunge, «è un’occasione mancata, perché perde l’occasione di metter mano in modo serio a un problema grave che si è incancrenito sempre più». Si riferisce alle correnti? «Non è tanto un problema di correnti, le correnti sono uno dei problemi. Il problema è rendere il Governo della magistratura autonomo dalle correnti, creare un organo che davvero la governi», risponde. Quella del Csm e dell’ordinamento giudiziario resta una riforma debole anche per l’ex procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio. Il quale dice: «Prima di tutto bisognerà vedere il testo definitivo. In linea sommaria posso dire che è, come le precedenti di questo governo, il minimo sindacale per dare un segnale di buona volontà. Non è granché, ma va nella giusta direzione». «Pregi e difetti sono complementari - osserva -, nel senso che i pregi delle novità sono ridotti dalla modestia delle medesime. Bene la separazione delle funzioni, la limitazione delle porte girevoli, le "pagelle ai magistrati". Meno bene il sorteggio pasticciato dei collegi elettorali per l’elezione del Csm, che manterrà intatto il peso delle correnti». «Il punto - sottolinea Nordio - è che con questo Parlamento non si poteva fare di più. E aggiungo: con questa Costituzione. Sorteggio vero, separazione delle carriere, ridefinizione dei poteri del pm si possono fare solo cambiando la Costituzione. Cartabia lo sa, e anche se volesse procedere in questo senso avrebbe le mani legate». Soffermandosi più nello specifico sulla valutazione dei magistrati, Nordio aggiunge: «In parte c’è già. Ma è giusto valutare soprattutto i pm in base alle inchieste che iniziano e ai risultai che ottengono. Perché spesso, con l’alibi dell’obbligatorietà dell’azione penale, imbastiscono indagini lunghe, costose e dolorose, che non a approdano a nulla. Ed è bene che di questo rendano conto, come in qualsiasi altra professione»