Non fosse che la Campania fa già da set a diverse fiction Rai, “il commissario Misiani” potrebbe essere il giusto titolo per un capolavoro. Gli ingredienti ci sono tutti: il fattaccio, cioè tessere di partito che lievitano come pastiere ( è periodo); il colpevole designato, niente meno che il padre padrone del Pd campano, Vincenzo De Luca; il commissario che arriva da fuori per mettere a posto le cose, Misiani appunto. Se ci riuscirà o meno lo scopriremo nelle prossime stagioni, ma il prequel è di quelli da far scaldare i pop corn.

Durante il Congresso del Pd si sono verificate cose «non accettabili», ha detto il commissario nella prima uscita pubblica, lasciando presagire un repulisti interno al partito in regione che non promette nulla di buono. L’ex responsabile economia della segretaria di Enrico Letta, in attesa che vengano nominati i nuovi vertici del Nazareno sotto la guida di Elly Schlein, ha spiegato che parlerà con De Luca ma anche con il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e con «i dirigenti e i militanti del Pd». Insomma, ascolterà i testimoni. Ma ha anche sottolineato che «c’è un mandato preciso» che gli è stato attribuito dalla segretaria, cioè quello «di intervenire» per riparare alle cose «non accettabili». Che, ha tenuto a precisare Misiani, «sono finite sui giornali e nei tribunali». Prima fra tutte, quella di Caserta, in cui durante le fasi congressuali erano state registrate più tessere del Pd, di quante persone avessero votato il partito alle ultime elezioni politiche.

Non solo. Già a febbraio il comitato nazionale del partito aveva individuato circa mille iscrizioni dubbie a Napoli, pagamenti per molte tessere provenienti dallo stesso conto corrente e comuni in cui gli iscritti al partito erano vicini al 90 per cento dei voti ottenuti alle ultime politiche. Campanelli d’allarme che hanno convinto Schlein alla svolta, per cambiare rotta rispetto a quella finora tracciata da chi in Campania il Pd lo conosce, lo gestisce, lo comanda: Vincenzo De Luca.

Da qui la scelta di Misiani, che è bergamasco, ma anche quella di Susanna Camusso ( l’aiutante del protagonista) come commissaria proprio a Caserta, la provincia dove la situazione è maggiormente complessa. Il problema è che le possibilità che uno come De Luca possa lasciarsi sopraffare da qualcun altro, per di più nel suo territorio, sono pari a zero, conscio di un consenso che alle ultime Regionali ha sfiorato il 70 per cento dei voti. Tanto che non ha mai nascosto il desiderio di volersi ricandidare per un terzo mandato nel 2025. Desiderio che appunto rimane tale, visto che la legge non consente tre più di due mandati consecutivi.

Ma lo sceriffo di Salerno non ha mollato la presa e ha portato in consiglio regionale un progetto per modificare la legge elettorale campana, in modo da consentirgli una ricandidatura. Anche su questo Misiani avrà il suo bel da fare.

Chi al momento non sembra risentire di quel che sta accadendo in Campania è Piero De Luca, figlio di Vincenzo, che rispetto al padre ha i piedi ben saldi a Roma e da capogruppo del partito in commissione Affari europei ieri ha diramato una nota sulla linea della segreteria contro i tumulti nel governo sulla questione Pnrr, parlando di «confusione pericolosa» e di «caso che regna sovrano».

Che è il pensiero comune del Pd, indicato da Schlein e ripetuto come un mantra ieri da tutti i maggiori esponenti dem. Anche perché le parole del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, sulla possibilità di rinunciare a una parte dei fondi hanno scatenato un polverone. Lo stesso Misiani ha invitato il governo «invece di andare a colpi di interviste» a presentarsi in Parlamento, mettere «le carte in tavola» e dire «con chiarezza quali progetti intende cambiare, quali intende mantenere, e come vuole rivedere i meccanismi di attuazione del Piano». Ma la testa del commissario Misiani, ora, è tutta sul caso De Luca.