Verifica di governo la prossima settimana. È quanto ha comunicato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, stressato dall'ennesimo tumulto interno all'esecutivo. Con gli scossoni che arrivano soprattutto da Matteo Renzi, pronto a cambiare le carte in tavola puntando ad un governo elettorale, con il placet, questa volta, anche di Matteo Salvini (e conseguente malumore di Giorgia Meloni). Il Pd, tramite Nicola Zingaretti, ribadisce ribadisce la necessità di un rilancio, respingendo però l'idea di una crisi al buio rivendicando il merito della nascita del Conte bis. «Siamo stati determinanti nel dar vita al governo Conte. Non ci pentiamo affatto di questa scelta. I risultati sono stati di grande importanza per l’Italia: da un rinnovato rapporto con l’Europa, all’impegno realistico e scientifico sulla pandemia, a politiche sociali più giuste e volte alla crescita», ha dichiarato il segretario del Partito democratico e governatore del Lazio in una intervista al Corriere della Sera. «Oggi - spiega Zingaretti - siamo in una nuova fase: dall’emergenza occorre passare alla ricostruzione. Per fare questo occorre un rilancio, una ripartenza. Non bisogna nasconderlo questa esigenza è avvertita da tutti. Dal Pd, dai 5 Stelle, da Italia viva, da Leu e, sono convinto, anche dal presidente Conte. D’altra parte essa era al centro dell’incontro del 5 novembre tra il premier e i segretari dei partiti della maggioranza». E aggiunge che «il Pd continuerà, in presenza di questo passaggio difficile, a svolgere una funzione unitaria. Di collante. Che non va confusa con un atteggiamento di subalternità, né tanto meno, come qualcuno pensa, con un mugugno permanente che indebolisce la guida del Paese. È piuttosto un impegno costante ad affrontare nel modo adeguato i problemi, per risolverli insieme e ponendo al centro con franchezza e responsabilità l’analisi dei risultati che tutti insieme siamo in grado di raggiungere. Questo abbiamo fatto in questi mesi nel Paese e con l’impegno della nostra delegazione al governo». «In piena emergenza e con ancora le code avvelenate del contagio del Covid-19 - chiarisce il segretario del Pd - , non è prioritario il tema degli assetti, degli organigrammi, degli equilibri di potere. Non ci interessa tutto questo. Ci interessa solo che la coalizione sia all’altezza delle sfide che oggi diventano via via più difficili. Per chiarezza di idee, per coesione rispetto alle priorità che tutti insieme ci diamo, per capacità e rapidità di esecuzione, per la capacità di tenere uniti tutti i livelli democratici e istituzionali. Non possiamo sprecare l’occasione che abbiamo di fronte. Mai, nel passato, un governo ha avuto a disposizione le ingenti risorse che grazie al nostro lavoro ci giungono dall’Europa. Sarebbe imperdonabile sprecarle. I prezzi li pagherebbe l’Italia in particolare i giovani ed elettoralmente tutte le forze politiche protagoniste di questa esperienza di governo. Ecco perché ci vuole il massimo della corresponsabilizzazione e della collegialità». In seno alla maggioranza è il ministro Teresa Bellanova, di Italia Viva, a mandare messaggi di avvertimento a Conte. «L'unica soluzione è ritirare la proposta di governance che non dovrà essere inserita surrettiziamente all'ultimo momento in Bilancio, senza la possibilità di discuterla. Se così fosse, voteremo contro la legge di Bilancio», sottolinea al CorSera, evidenziando la necessità che si decida tutto in Aula. «In Parlamento sono state approvate le linee di indirizzo e le macroaree e si è indicata la necessità di coinvolgimento su tutti i passaggi. Che non è una concessione del presidente Conte ma un obbligo costituzionale. La nostra è ancora una democrazia parlamentare», rimarca Bellanova. Per la verifica nella maggioranza «la condizione è una sola: discutere merito e metodo. Non conosco i progetti che il Piano contiene e il metodo usato per selezionarli. Già questo pone un problema», aggiunge. «So che al Mipaaf stiamo lavorando da agosto, che abbiamo presentato proposte di altissima qualità, che i miei uffici sono in grado di gestire le risorse, e che non hanno certo bisogno di essere commissariati». In merito all'ipotesi di eliminare i poteri sostitutivi della task force, «se qualcuno crede che il punto di caduta siano dei contentini ha sbagliato indirizzo e non ha compreso la sostanza dei rilievi. È un altro problema; significa che manca il linguaggio per intendersi», dichiara la ministra. «Nell'intervento in Senato Renzi lo ha detto con chiarezza: se sono necessarie poltrone libere, noi mettiamo a disposizione le nostre. Chi parla di ricerca di visibilità oltre che essere umanamente miserabile, rileva anche una bassissima levatura politica», osserva. Sul fronte delle opposizioni è Meloni a porre freni alle fughe in avanti, mandando frecciatine polemiche all'alleato della Lega. «Sono abbastanza stupita. È un momento troppo grave per potersi permettere tatticismi esasperati o fughe in avanti. Serve grande responsabilità, da parte di tutti», ha dichiarato al Corriere della Sera. «Se nasce un nuovo governo oggi dura tre anni, altro che ponte» e aggiunge, «Siccome non credo che in questa legislatura si possa immaginare un governo senza Pd, Cinque Stelle o Renzi, penso che non abbia molto senso nemmeno parlarne». «Trovo un pò anomalo - spiega - che - nello stesso giorno in cui noi leader del centrodestra ci sediamo a un tavolo per coordinare le posizioni - senza avvertirci, prima si facciano aperture a un governo nel quale si prende in considerazione l’ipotesi di siglare un nuovo patto con Pd o M5S con l’obiettivo di far fuori Conte e contemporaneamente si annunci un colloquio con lo stesso Conte». Secondo Meloni, «per la coalizione è stato un passo indietro. Proprio nel momento in cui il centrodestra mostra compattezza sul Mes, supera divisioni interne, si presenta compatta per ottenere ascolto e risultati su proprie proposte nella lotta contro il Coronavirus, perché aprire a un colloquio in solitaria con Conte, facendo il gioco della maggioranza, che ha come unica intenzione quella di dividerci? È da mesi che tentano di farlo e finora non siamo mai caduti nella trappola». «Mi interessa - sottolinea - capire se davvero Salvini considera possibile in questa legislatura tornare con i Cinque Stelle o fare un governo con il Pd o se come me ha un unico orizzonte possibile: andare al voto con il centrodestra. Questa è l’unica cosa che importa e sulla quale conto che spazzeremo via gli equivoci». Quindi, «chiederò magari già domani a Matteo, quando ci vedremo per presentare le proposte unitarie del centrodestra sulla legge di Bilancio, cosa intendesse. E confido che ci chiariremo, come sempre».