«Io ho già comprat-to i cec-ci», sussurra un grande elettore sardo M5S in Transatlantico poco dopo l’apertura di Matteo Salvini al bis di Sergio Mattarella al Quirinale. E di ceci ne serviranno parecchio, se davvero tutte le forze politiche oggi pomeriggio saliranno al Colle per chiedere in ginocchio al presidente uscente la sua disponibilità alla rielezione. «Dopo cinque giorni di “no” del centrosinistra, non vorrei andare avanti così per altrettanti, e quindi forse sarebbe più saggio chiedere al presidente di rivedere il suo pensiero», aveva detto pochi minuti prima il leader della Lega ai cronisti entrando in Aula per votare. O meglio per astenersi, come sta facendo tutto il centrodestra in questo settimo scrutinio. «Casini? Io non metto veti su nessuno», ha poi chiosato Salvini lasciando aperto uno spiraglio sull’ex presidente della Camera. Che ci spera ancora, scrive su Twitter che è il suo nome è sul tavolo «solo se frutta di un’ampia convergenza» ma poi elimina il post e pubblica su Instagram una foto con il Tricolore. Stile di comunicazione quantomeno “rivedibile”. Il centrosinistra opta invece per la scheda bianca, dopo che Conte non si è presentato al vertice di prima mattina dove erano presenti tutti gli altri leader, e come ieri centinaia di voti finiranno al presidente della Repubblica uscente. «Scrivete Mattarella, ma non troppo», si legge nella comunicazione arrivata ai grandi elettori M5S, dopo il «bianca, cioè senza nessun nome scritto sopra» di qualche giorno fa. Nel frattempo una grande elettrice dem s’intrattiene su una poltroncina leggendo un Diabolik. Ma chi in questo Romanzo Quirinale sia il ladro e chi l’ispettore Ginko, chi Eva Kant e chi un semplice poliziotto incaricato di provare a fermare il Re del Terrore. Quel che è certo è che in Transatlantico tanti volti non sono quelli reali, come nella finzione del fumetto inventato da Angela e Luciana Giussani nel 1962, e che con un po’ di forzature, senza arrivare all’utilizzo della celebre Scopolamina, i peones rivelerebbero anche i segreti più nascosti. Di ladri veri, in Transatlantico, c’è solo Renzi, che come sempre prova a rubare la spilla a un collega. In questo caso Toni Iwobi della Lega, che stoicamente resiste. E Renzi, per una volta, desiste.