L'addio di Caterina Chinnici dopo quasi due legislature al gruppo dei Socialisti e democratici europei colpisce perché lei, figlia di Rocco che diede vita al pool Antimafia e fu ucciso da Cosa Nostra nell'83, è un simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Una ferita per il Pd. «Io ero una indipendente, lo sono e lo sarò sempre e così ho deciso di aderire al Ppe, nella delegazione di Forza Italia», ha detto in un'intervista al "Corriere della Sera".

«Io sono stata sempre una moderata, per la mia storia di magistrato lavoro su temi come i diritti dei minori, sul contrasto al terrorismo, alla criminalità organizzata, e su tutti i profili connessi con le agenzie europee di giustizia e affari interni» ma in questo ultimo periodo «mi sono sentita sempre più a disagio. Mi sono spesso trovata a condividere il mio lavoro e impegno con i colleghi del Ppe, con cui ho anche ottimi rapporti personali, che non con quelli del mio gruppo».

«Conosco Elly da tanto, ne apprezzo l'autenticità dell'impegno. Ma su alcuni temi - ha spiegato - abbiamo visioni diverse, e inoltre il gruppo dei Socialisti e democratici nel tempo si è spostato sempre più a sinistra. Troppo, per me». Alla domanda se fosse stato Tajani a convincerla a passare a Forza Italia, Chinnici ha risposto: «Con lui ci conosciamo e stimiamo reciprocamente dal 2014. La nostra collaborazione è andata via via consolidandosi nel momento in cui è diventato presidente del Parlamento europeo. E' stato sempre un rapporto di grande collaborazione, molto positivo e sì, ultimamente ci siamo parlati. Sono stati importanti i contatti sia con lui sia con la mia amica Rita Dalla Chiesa».