«So quello che farò io» il 25 aprile «celebrerò la liberazione del nostro Paese, starò un po' in famiglia e lavorerò come lavorerò il primo Maggio, perché gli italiani ci pagano per farlo». Dopo essersi smarcato dalla «sostituzione etnica» del ministro Francesco Lollobrigida (FdI), Matteo Salvini prende a modo suo le distanze anche dal presidente del Senato Ignazio La Russa che due giorni fa aveva detto che l'antifascismo non è in Costituzione. E pazienza se in passato il leader della Lega ha usato toni ancora più duri di quelli dei suoi alleati, oggi Salvini punta a distinguersi.

Anche se evita di entrare troppo dentro la querelle scatenata da Lollobrigida e La Russa e schiva le domande sull’antifascismo. «Faccio il ministro delle Opere pubbliche, mi occupo di futuro non di commenti, che riempiono i giornale. Non mi pagano per commentare», spiega. «Mi pagano per lavorare, costruire e sbloccare e fare non per commentare»