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Semaforo rosso alla Camera per Giuliano Castellino, ex leader di Forza nuova, che era stato annunciato tra i presenti, in sala stampa di Montecitorio, per lanciare "Italialibera", partito «non violento e anti-globalista». Partito di cui l’estremista di destra, già tra i nomi sotto inchiesta per l’assalto alla sede della Cgil dello scorso anno «è il capo politico», come ribadito dall’avvocato Carlo Taormina, neopresidente della compagine, che ha presentato ai giornalisti e alle tv il partito. Mentre Taormina spiega «i sette punti programmatici», assicurando «fedeltà alla Costituzione» e scelta pacifista («siamo contro la Nato, la Ue e contro l’invio di armi all’Ucraina») Castellino viene bloccato dagli agenti che presidiano i varchi di accesso agli ingressi della Camera. «Questa non è democrazia», accusa l’estremista romano. Da dentro, intanto, Taormina assicura che Castellino non è più quello dell’attacco squadrista alla Cgil, non perdendo occasione di ribadire «che qui dentro sono entrati anche ex Br, e che tanti sono i deputati che hanno reati o processi in corso che siedono sugli scranni» mentre Castellino non ha avuto alcuna condanna: «Per lui dovrebbe valere la presunzione di innocenza». Fuori le telecamere sono tutte per l’exforzanovista, vestito in nero, con tanto di cravatta e gilet blu. Che non perde l’occasione per ribadire le sue ragioni: «Anche io ho diritto di parlare», dice. Ma le forze dell’ordine non lo fanno passare, non c’è l’autorizzazione per l’ingresso dell’estremista di destra. Lui chiede conto del perché allora stiano entrando in tanti e quando gli dicono che i giornalisti hanno accesso spiega di esserlo anche lui, ma non ha con sé il tesserino. Il comizio si fa in piazza. Ma dentro i suoi compagni di partito non si danno pace per lo stop al loro leader. Taormina non ci sta: «È una cosa gravissima, la democrazia è allo sfascio», continua a ripetere. Poi interviene anche il deputato di "Sud chiama Nord", Francesco Gallo che ha prenotato la sala: «Ho deciso io di non fare entrare Castellino -rivela - per evitare il polverone. Fosse stato indagato per mafia sarebbe però entrato dalla porta principale». Incalzato dai giornalisti il deputato siciliano racconta che il presidente Fontana «mi ha detto che vari gruppi avevano protestato per la presenza di Castellino...». «Qui - ricorda - comunque c’è stato pure Tarek Aziz. Io ho fatto un ravvedimento operoso e ora Castellino mi chiama "pentito"». «Ricordatevi questo giorno - conclude poi Taormina -perché noi vinceremo».