Istituire un fondo da 15 milioni «per il sostegno al percorso di transizione per il cambio di sesso e per l'operazione di cambio di sesso». È la proposta della senatrice di Forza Italia Urania Papatheu, contenuta in un emendamento alla manovra. Iniziativa che ha suscitato polemiche e sconcerto, a partire dallo stesso partito azzurro che si dissocia platealmente. Prima la vice presidente del gruppo al Senato, Licia Ronzulli, poi Maurizio Gasparri parlano di «un'iniziativa a titolo assolutamente personale», certamente non di Forza Italia. La senatrice chiede di istituire «presso il ministero della Salute un fondo con una dotazione iniziale di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024». Ma dopo l'altolà dell'associazione Pro Vita, arriva lo stop dal suo partito. Intanto il segretario dem, Enrico Letta, in videocollegamento all'Agorà dal titolo "I diritti delle persone Lgbtqi+ nell'Italia che vogliamo", che si tiene a Bologna, rilancia la battaglia del Pd a favore dei diritti civili, a partire dalla legge Zan, affondata nell'aula di Palazzo Madama.

Letta (intanto) rilancia la battaglia sulla legge Zan

«Quanto accaduto in Senato - osserva Letta - è soltanto una tappa di una battaglia che sono sicuro arriverà a risultati positivi perché la società italiana è più avanti. È una grande battaglia europea, in una Ue che è avanzata e ci indica la strada su tanti temi». Ma sempre sul ddl Zan, si riaccende lo scontro tra la Lega e i dem. «Letta - attacca Andrea Ostellari, senatore della Lega e presidente della commissione giustizia a Palazzo Madama - non ha ancora capito che se la maggioranza del Senato ha bocciato il ddl Zan la colpa è principalmente sua. Dopo aver rifiutato per mesi il confronto proposto da Salvini e dal centrodestra e soprattutto ignorando le richieste della Santa Sede e di quanti chiedevano di modificare quel testo, ora vuole alzare nuovamente i toni».