Dopo l’assoluzione di Francesco Bonifazi dalle accuse che lo coinvolgevano sulla costruzione del nuovo stadio della Roma, dalle parti di Iv si passa all’incasso e sia il leader Matteo Renzi che lo stesso Bonifazi non le mandano a dire. 

«Ho atteso stamani di vedere come i media scegliessero di dare la notizia dell’assoluzione del mio amico Francesco Bonifazi. Qualche trafiletto, zero enfasi, nessuna intervista. La verità è che me l’aspettavo. Perché il fatto che Francesco fosse innocente non è una notizia: lo sapevano tutti – scrive Renzi sui social – La vera notizia è che in questi anni si è consumato contro di me e contro i miei amici un attacco spaventoso. I miei parenti, i miei collaboratori, i miei amici sono stati indagati, perquisiti, qualcuno persino arrestato perché erano vicini a me. Solo per questo. Non per altro: perché mi volevano bene, perché mi davano una mano, perché credevano nel progetto di cambiamento del Paese lanciato proprio dieci anni fa».

Non solo. «Hanno inventato con la complicità di alcune redazioni finti scandali che non esistevano: Tempa rossa, le banche popolari, Open, il finanziamento illecito, la Leopolda, Consip. Roba buona per massacrarci nei talk ma dal punto di vista processuale non c’è mai stato nulla. Nulla. Solo sette anni di fango sui media per colpire me e i miei, per azzopparci politicamente, per impedirci di crescere nei sondaggi – prosegue Renzi – Verrà un giorno in cui ci sarà qualche editorialista, qualche pensatore, qualche voce libera che si domanderà come sia stato possibile tutto ciò. E che magari scriverà finalmente un commento. Verrà il giorno in cui qualche dirigente del Pd miracolato dalla mia segreteria e oggi silente davanti all’assoluzione di Bonifazi troverà il coraggio di fare tweet pubblici e non solo sms privati. Verrà il giorno in cui la destra che oggi è garantista si ricorderà di come Meloni e Salvini ci hanno attaccato sul piano personale in quegli anni, massacrando le nostre famiglie. E verrà il giorno in cui qualcuno si scuserà con noi nei talk show. Verrà quel giorno ma anche stavolta non è oggi. Anche stavolta tutti zitti, tutti a nascondere questa notizia che prova per l’ennesima volta che ci hanno massacrato mediaticamente ma noi eravamo innocenti. Loro non si sa». 

Poi l’attacco finale. «Chi in questi anni ci ha attaccato sul piano etico e morale ha avuto anche ieri l’ulteriore risposta dei tribunali. Noi con tante cicatrici e tanto dolore indossiamo il sorriso più bello e torniamo a fare la cosa che ci riesce fare: politica. A voi moralisti a senso unico, profeti dello stato etico, giustizialisti della domenica, volgari populisti privi di dignità – conclude l'ex premier – dico con le parole di una canzone della mia adolescenza: tenetevi le ghiande, lasciateci le ali».

Bonifazi, soddisfatto dell’assoluzione, attacca il leader di Azione, Carlo Calenda. «Ho ripensato stanotte a chi in questi anni mi ha attaccato sui media e sui social. I grillini, certo: ma anche alcuni sedicenti liberali sempre pronti a parlare di morale e di etica ma incapaci di osservare le regole del garantismo costituzionale e del rispetto umano. Guardate questo tweet, che ho conservato per due anni. E dopo l’assoluzione di ieri adesso posso dirlo: Carlo Calenda, anche tu sei solo un giustizialista di basso livello. Sei solo un Marco Travaglio che non ce l’ha fatta. Sei solo un finto liberale che non sa cosa sia il garantismo», ha scritto su X il deputato di Italia viva Francesco Bonifazi, postando un vecchio tweet del leader di Azione che scriveva: «Francesco, con affetto, direi che quando parli di Roma sarebbe bene che ti limitassi al perimetro Parnasi-Stadio, questione sulla quale hai competenze indubbie e, diciamo così, ufficialmente riconosciute. Sul resto lascerei perdere».