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Svenimenti, insulti, una quasi rissa evitata dal rapido intervento dei commessi. Si è visto di tutto alla Camera dove con 221 voti favorevoli e 116 contrari il governo è riuscito a far approvare lo scostamento di bilancio previsto nel Def, dopo il pasticcio di due giorni fa.
La maggioranza stavolta non ha fatto mancare il numero necessario a far passare il provvedimento, ma il voto di giovedì sera ha lasciato scorie a Montecitorio emerse nella bagarre scatenata dall’intervento del capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti. «Consiglierei alle opposizioni di guardare alle loro assenze, non esiste un ponte per la maggioranza e un ponte per l’opposizione, esiste un comune senso di responsabilità - ha detto l’esponente meloniano tra gli applausi dei colleghi - Chi ci viene a dare lezioni di istituzioni guarda caso proprio ieri ha scelto l’Aventino in Commissione giustizia solo perché si era presentato il sottosegretario Delmastro nel pieno delle sue funzioni».
Apriti cielo. Dal Pd sono arrivati insulti e grida verso Foti, reo di aver tirato in ballo l’ex capogruppo dem, Deborah Serracchiani, mentre dai banchi di Fdi si alzavano cori al grido «fuori, fuori». E mentre il presidente della Camera Lorenzo Fontana provava a riportare l’ordine, si è arrivati quasi alle mani quando Nico Stampo di Alleanza Verdi-Sinistra si è portato verso i banchi della maggioranza per scagliarsi contro Foti. A quel punto Fontana è stato costretto a interrompere la seduta, ripresa pochi minuti dopo.
Il tutto dopo che la seduta era già stata sospesa circa un’ora prima, quando durante l’intervento di Matteo Richetti, il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, che da poco aveva finito di parlare, è stato colto da un malore, definito poi dai colleghi «un capogiro». Il deputato, che non ha mai perso conoscenza, è stato prima portato nell’infermeria e poi al Gemelli per degli accertamenti, che hanno dato esito negativo.
Dopo l’approvazione da parte della Camera si è passati al Senato, dove anche qui il presidente La Russa non ha mancato di sottolineare il «nervosismo» tra maggioranza e opposizione e dove la risoluzione è stata approvata con 112 voti favorevoli, 57 contrari e nessun astenuto. «Credo che dagli errori si impara, spero che in futuro non si ripetano situazioni simili», ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, uscendo dalla commissione Bilancio di palazzo Madama.
Una delle ipotesi circolata, soprattutto negli ambienti di Fratelli d’Italia, per evitare che si creino altri incidenti di questo tipo era quella di «farla pagare» ad alcuni sottosegretari, tesi però smentita dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha concluso la sua visita a Londra. «Dobbiamo fare i conti con il fatto che il taglio dei parlamentari incide, perché il doppio incarico rende più facile che in Aula manchino i numeri - ha spiegato Meloni - Credo soprattutto che bisogna parlare con i capigruppo e trovare un modo per garantire che si riesca a fare il doppio lavoro, lavorando anche di più se necessario». L’inquilina di palazzo Chigi ha parlato di «svista» rigettando il «peso politico» della vicenda, che però ha lasciato strascichi anche in Forza Italia. Alla riunione azzurra di per analizzare l’accaduto sono infatti volati gli stracci tra l’ex capogruppo a Montecitorio, Alessandro Cattaneo, e quello attuale, Paolo Barelli, che l’ha accusato per le scuse «agli italiani» pronunciate da Cattaneo subito dopo il fattaccio di due sere fa. Con tanto di risposta di Cattaneo sulle assenze dello stesso Barelli in Aula e controrisposta sui presunti desideri di Cattaneo di traslocare in Italia viva. A riportare il sereno (si fa per dire), il coordinatore Antonio Tajani, che ha avuto, e avrà, il suo bel da fare.
A partire da lunedì, quando parteciperà al Consiglio dei ministri per approvare il decreto lavoro, fortemente voluto da Meloni che domani incontrerà i sindacati a palazzo Chigi.