«L’ Italia. Un paese di Santi, Navigatori e Sottosegretari». La battuta di Gene Gnocchi su Twitter serve a sdrammatizzare un po’, ma riassume bene il clima che per tre giorni ha monopolizzato l’attenzione dei mezzi di informazione. Dopo ore di febbrile trattativa e una nottata passata in bianco, la squadra di governo è completa. Le 42 poltrone vacanti, tra viceministri e sottosegratari, sono state occupate: 21 dal Movimento 5 Stelle, 18 dal Pd, 2 da Leu e una è stata addirittura riservata al Maie, il Movimento degli italiani all’Estero. I vice ministri sono in tutto dieci, ripartiti tra le due forze maggiori: sei grillini e quattro dem. Solo 15 i posti riservati alle donne, un terzo del totale, proprio come accaduto con la composizione della “squadra maggiore” di governo, con sette ministre su 21. Da un punto di vista geografico, il Centro- Sud continua a farla da padrone, il Nord è rappresentato da “soli” 11 esponenti. Alla presidenza del Consiglio vanno Andrea Martella per il Pd e Mario Turco del M5S. Il primo si prende la delega all’Editoria, nel precedente governo assegnata a Vito Crimi tra mille polemiche dovute al caso Radio Radicale, il secondo si assicura la Programmazione economica.

Sul fronte viceministri, il Pd piazza all’Economia l’ex tesoriere del partito all’epoca di Bersani Antonio Misiani, ma dovrà condividere il ruolo con la grillina

Laura Castelli, confermata in Via XX Settembre nonostante la forte concorrenza interna di Stefano Buffagni, nominato nel frattempo vice di Stefano Patuanelli al ministero per lo Sviluppo economico. Coabiteranno alla Farnesina, in qualità di vice, anche Marina Sereni ( Pd) e l’uscente riconfermata Emanuela Del Re ( M5s).

Vito Crimi, allontanato da Palazzo Chigi, è stato però promosso al Viminale, farà vice di Luciana Lamorgese insieme al dem Matteo Mauri.

Trova una poltrona da viceministro anche Giancarlo Cancelleri, consigliere regionale e uomo forte del M5S siciliano: si accomoderà al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nonostante le polemiche del compagno di partito Dino Giarrusso che lo accusa di aver violato le regole pentastellate per aver abbandonato l’incarico elettivo prima della scadenza.

La renziana Anna Ascani, dopo essere stata nella rosa dei papabili ministri, trova un posto da vice all’Istruzione, mentre il pentastellato Pierpaolo Sileri ha la meglio sull’agguerrita concorrenza interna al partito e si insedia alla Salute.

La numerosa pattuglia di sottosegretari è composta invece da Gianluca Castaldi ( M5S) e Simona Malpezzi ( Pd) ai Rapporti col Parlamento. La grillina Laura Agea darà invece una mano al ministro dem per gli Affari europei Vincenzo Amendola. Manlio Di Stefano viene confermato alla Farnesina e dovrà condividere il ruolo con Ivan Scalfarotto ( Pd) e Riccardo Merlo, new entry del Maie. Tra i riconfermati, anche Carlo Sibilia, che potrà continuare a sedere su una poltrona del Viminale insieme al democratico Achille Variati. Nessun viceministro alla Giustizia, solo due sottosegretari col delicatissimo compito di mediare tra le due anime maggioritarie del governo: l’uscente Vittorio Ferraresi ( M5S) e Andrea Giorgis ( Pd). Riconferme grilline anche alla Difesa, con Angelo Tofalo, mentre Zingaretti schiera Giulio Calvisi esperto di immigrazione, con un passato nella Fgci e nella sinistra giovanile. All'Economia resta pure dalla precedente gestione Alessio Villarosa, affiancato da Pierpaolo Baretta ( Pd) e Cecilia Guerra ( Leu). Ben quattro i sottosegretari al Mise: le grilline Alessandra Todde e Mirella Liuzzi , e i dem Gianpaolo Manzella eAlessia Morani. All’Agricoltura: Giuseppe L’Abbate ( M5S). All'ambiente: Roberto Morassut ( Pd). Infrastrutture per Roberto Traversi ( M5S) e Salvatore Margiotta ( Pd). Al Lavoro: Stanislao Di Piazza ( M5S) e Francesca Puglisi ( Pd). Lucia Azzolina ( M5S) e Giuseppe De Cristofaro ( Leu) vanno invece all’Istruzione. Alla Cultura: Anna Laura Orrico ( M5S) e Lorenza Bonaccorsi, mentre la prodiana Sandra Zampa approda alla Salute.