Giustizia contabile
Corte dei Conti
L’aula del Senato ha approvato in via definitiva la riforma della Corte dei Conti. Il provvedimento è passato sabato con 93 voti favorevoli, 51 contrari e 5 astenuti, dopo il respingimento della pregiudiziale di costituzionalità presentata dalle opposizioni. Il testo era già stato licenziato dalla Camera e diventa ora legge dello Stato.
La riforma interviene sulla responsabilità amministrativa e sul controllo di legittimità degli atti, introducendo limiti alla responsabilità per colpa grave e nuove regole sul silenzio-assenso. Un passaggio che ha spaccato l’aula e alimentato uno scontro politico durissimo.
A respingere con forza le accuse di “vendetta” contro la magistratura contabile è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. «Non c’è nessuna vendetta – ha affermato – perché l’iter di questa riforma parte all’incirca due anni fa. Legarla al provvedimento della Corte dei Conti sul Ponte sullo Stretto è una forzatura».
Mantovano ha ribadito che la riforma non introduce zone franche: «Chi commette fatti con dolo che hanno rilievo contabile risponde al 100%. Per la colpa grave è prevista una condanna fino a due anni di remunerazione. Per un dipendente pubblico restare due anni senza stipendio non è una cosa leggera».
Sulla stessa linea il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che ha richiamato la giurisprudenza costituzionale:
«La sentenza 132 del 2024 della Corte costituzionale ha sancito la necessità di una riforma della responsabilità amministrativa. Questa norma ricalca decisamente quello che ha detto la Consulta».
A difendere l’impianto della legge anche il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri: «Il Parlamento libero e sovrano approva una riforma a lungo meditata. L’obiettivo è rendere la Corte dei Conti più funzionale agli interessi della comunità nazionale».
Durissimo il giudizio della segretaria del Partito democratico Elly Schlein: «La riforma crea una sacca di impunità pericolosa. Silenzio-assenso, tetti alle sanzioni e abolizione dell’abuso d’ufficio significano meno controlli e più libertà per chi governa. È un attacco alla separazione dei poteri».
Sulla stessa linea il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia, che ha parlato di una norma che «riduce drasticamente la responsabilità per colpa grave» e «addomestica il controllore», soprattutto su Pnrr e grandi opere.
Critico anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che ha definito la riforma «immagine e fuffa», accusando il governo di evitare il confronto sui veri problemi del Paese.
Dal Movimento 5 Stelle, il senatore Pietro Lorefice ha parlato di «rappresaglia politica» dopo lo stop della Corte dei Conti al Ponte sullo Stretto. Ancora più netta la posizione di Alleanza Verdi e Sinistra, con il capogruppo Peppe De Cristofaro: «L’introduzione del silenzio-assenso è una pietra tombale sul controllo di legalità. Un arretramento grave dello Stato di diritto».