Il paradosso è che l’apprezzamento che riceve Meloni presidente del Consiglio deriva dall’abiura di ciò che prometteva Meloni segretaria di Fratelli d'Italia quando era all'opposizione. Garantiva di togliere le accise? Non solo non le ha tolte, ma le ha rimodulate. Legge Fornero? A suo tempo la votò, ma poi se ne pentì amaramente dichiarando che era «una legge sbagliata». Così sbagliata che non solo non l'ha cancellata, ma si parla di varare qualche ritocchino inasprente. Meloni all'opposizione, in un discorso alla Camera dei deputati,, criticando aspramente il Patto di stabilità europeo, proclamava solennemente «che il tempo dell'austerità è finito». Passano pochi mesi e il suo Governo si distingue per una grande attenzione ai conti pubblici che viene notata e lodata, anche dalle agenzie di rating.
Quelle stesse agenzie che Meloni dell'opposizione non aveva in massima considerazione, visto che, nel 2020, twittava le «agenzie di rating preferiscono governicchi come quello Pd-M5S, che garantisce prebende a banche e speculatori». Giudizio che, però, Meloni presidente pare non condividere visto che, dopo la promozione, le agenzie di rating non amerebbero più i governicchi, ma il suo, perché «questo riconoscimento premia il lavoro serio e responsabile del nostro governo».
E non parliamo delle tasse, pizzo di Stato per Meloni oppositrice, mentre Meloni presidente porta la pressione fiscale al 42,8%, facendoci guadagnare la poco invidiabile medaglia di bronzo tra i Paesi Ocse (le economie industrializzate 8del Pianeta) dopo i vincitori Francia e Danimarca, e precedendo Svezia, Germania e altri con, però, welfare che ci sogniamo.
Ma proprio per questo Meloni presidente viene lodata, perché tiene i conti in ordine, non ha seguito i vari Orban battendo i pugni sul tavolo europeo e, anzi, stabilendo un buon rapporto con Von der Leyen che pure non ha votato.
È maturata nella funzione? Vale a dire che, sedendo dall'altra parte della barricata, al governo, si è resa conto della situazione e di come sia difficile coniugare slogan e realtà?
O magari ha sempre avuto in animo di governare in questo modo, e le dichiarazioni dall’opposizione erano solo funzionali al prender voti? Possibili varie risposte, ma la domanda è perché il suo elettorato, stando ai sondaggi, non l'abbandoni come capitato altre volte (con 5 stelle e Lega, ad esempio) a partiti gratificati di grande consenso, presto precipitato una volta arrivati al Governo. Perché Meloni continua ad essere, dopo l'inarrivabile Mattarella, il politico che, oggi, riscuote maggiore fiducia?
Credo che ci siano almeno due elementi. Il primo è che Meloni ha politicamente accettato di farsi scavalcare a destra dalla Lega di Salvini e Vannacci che si sono assunti il ruolo di guastatori populisti. Così facendo, avendo permesso un estremismo a destra, Meloni può assumere un'aria rassicurante e istituzionale che comunque non dispiace a gran parte dell'elettorato. Poi Meloni è abile nel presentarsi, lei, presidente di uno dei Governi più longevi della Repubblica, come ancora all'opposizione.
Di chi? Di coloro che l'hanno preceduta, della sinistra o di coloro che remano contro in genere, così trasmettendo l'idea di chi vorrebbe tanto fare, ma non è colpa sua se non riesce.
Tant'è che ad un sondaggio del mese scorso (realizzato da Analisi Politica), col quale si chiedeva di chi fosse la colpa se le cose (sanità, scuola, economia) non vanno bene, più del 60% ha risposto dando la colpa al sistema in generale o a cause complesse non facilmente identificabili, e solo il 27% ai politici che, nel caso specifico, sarebbe lei in primis. Con toni sempre polemici e comizianti, anche in occasione di interventi ufficiali, riesce quindi a mantenere un suo elettorato "anti" che in gran parte la assolve, e se non vengono realizzate le promesse ne attribuisce la responsabilità agli altri o al "sistema", qualunque cosa significhi. La sua forza è nel convincere di essere un ossimoro politico, cioè la presidente di un governo all'opposizione.