La guerra in Ucraina è giunta al suo 1.394esimo giorno e la pace non si intravede all’orizzonte. Nonostante gli sforzi diplomatici profusi dalle varie delegazioni nel Paese, si continua a combattere e morire e un accordo sembra ancora lontano. Ne parliamo con Mirko Campochiari, ceo e fondatore di “Parabellum”, think tank italiano che, tramite le sue analisi, i suoi approfondimenti e la collaborazione di una rete di esperti, porta chiarezza in un racconto spesso distorto dalla propaganda dell’uno o dell’altro schieramento.
Qual è la situazione sul campo in Ucraina?
Dal mio punto di vista gli ucraini sanno che è fondamentale mantenere agglomerati urbani come Pokrovsk e altri perché in questi 20/30 km c’è il grosso dei sistemi di difesa ucraini. Ormai il 60% delle azioni sono condotte con l’utilizzo di droni e in postazioni in campo aperto non si hanno le stesse coperture che offre un contesto urbano. Se dovessero perdere il grosso delle città del Donbass, la prossima linea di contenimento si trova 70 km più a ovest, questo giustifica il fatto che gli ucraini ammettono di difendere anche in posizioni ormai accerchiate e spesso si trovavano a ritirarsi in situazioni drammatiche. Oggi notiamo qualcosa di diverso, come ad esempio la tecnica utilizzata a Kupiansk, in cui diverse unità ucraine si sono infiltrate in città in piccoli gruppi, utilizzando tra l’altro i Centauro italiani, per creare scompiglio tra le forze russe. Mentre a Siversk si è registrato il primo caso in cui gli ucraini hanno deciso di non difendere la città ma di risparmiare le forze e ritirarsi, un cambio di strategia probabilmente per preservare uomini.
Le perdite per l’esercito russo sono stimate dagli ucraini in 1.2 milioni tra morti e feriti, il numero è attendibile?
No, quella redatta da Mediazona è la stima più attendibile, che indica circa 160mila morti, ed è stata sviluppata anche con studi che hanno scavato nei social russi per accertare le perdite, anche se da questa stima mancano i numeri delle regioni separatiste e della Wagner. Se si va a vedere lo storico del reclutamento russo si nota come l’offerta commerciale è sempre aumentata dall’inizio della guerra, il valore è cresciuto del 380% dalla fine 2022 alla fine 2024, fino ad arrestarsi, rimanere stabile negli ultimi 8 mesi e diminuire nell’ultimo periodo. Un dato che indica anche le difficoltà economiche che sta attraversando la Russia. Soprattutto rispetto al 2023 si è registrato un calo nei reclutamenti che però è stato compensato dalla creazione di unità di droni, più appetibili in quanto combattono “da remoto”. Inoltre c’è un non detto tra amministratori regionali russi, i quali devono garantire un certo numero di arruolamenti al mese, e per raggiungerlo vanno a pescare nelle carceri, in alcuni casi peggiorando la situazione detentiva dei ristretti a cui viene offerta una “via di scampo” tramite l’arruolamento, oppure battendo i bar e facendo firmare il contratto di leva a persone ubriache, come mostrato da diversi video che circolano online, una tecnica che ricorda l’impressment, utilizzato dalla marina britannica nell’800.
Cosa può dirci del caso Polymarket e Institute for the Study of War?
Esiste un sito, Polymarket, su cui si può scommettere e vincere ingenti somme di denaro su eventi politici o militari e ci sono molte scommesse sulla guerra in Ucraina. Proprio mentre Mosca avanzava verso Myrnograd, sul sito era possibile scommettere sulla presa della città nel giro di una sola notte. Per decretare il vincitore della scommessa il sito si basa sulla mappa redatta dall’Institute for the study of war. La notte del 15 novembre però accade qualcosa d’insolito: nonostante la città non fosse veramente caduta in mano russa, sul sito dell’Ifsw viene aggiornata la mappa e Myrnograd finisce sotto il controllo del Cremlino. Chi aveva scommesso sulla caduta s’intasca il bottino ma poche ore più tardi arriva la rettifica. L’Ifsw emette un comunicato in cui scrive che una modifica non autorizzata della mappa ha riportato un dato falso e Myrnograd torna sotto il controllo ucraino. Il giorno seguente un collaboratore viene eliminato dalla lista degli editor della mappa dell’Isfw.
Come si svolge la guerra ibrida di Mosca nel resto d’Europa?
Ci sono vari livelli d’azione che vanno dagli attacchi informatici, alla disinformazione veicolata tramite fake news, video fasulli o la mistificazione di video reali, fino all’utilizzo di droni, in alcuni casi tramite il reclutamento sul web di agenti spendibili. Non sono attacchi diretti, servono per testare la risolutezza della risposta politica di questi paesi, se non fanno nulla o la risposta è timida si può alzare il tiro.
Si può dire che Mosca consideri l’Italia come un megafono della propaganda del Cremlino in Europa?
La presenza in passato del più grande partito comunista in Europa e di nostalgici, che non hanno mai vissuto sotto un regime comunista, gioca a favore della Russia in questo senso. Ci sono professori di storia che cercano di riscrivere la storia, gente che mette la propria professionalità al servizio della propaganda, questo è possibile solo in Italia, in altri Paesi queste persone vedrebbero stracciata la loro carriera accademica. L’Italia è un megafono per la propaganda di Mosca e in certi casi sono più realisti del re. Ad esempio gli stessi russi hanno ammesso che a Kupiansk l’hanno spuntata gli ucraini, mentre qui da noi c’è chi va avanti a negare. Mi pare però che gli ambienti filorussi inizino ed essere in difficoltà, è in corso un cambiamento grosso di percezione, soprattutto dopo la faccenda di Kupiansk. Poi ci sono gli agenti dormienti, addentellati 10-15 anni fa e per lungo tempo percepiti come dissidenti. Dopo l’invasione si sono attivati in senso contrario, ed essendo visti ancora come critici nei confronti di Mosca gli è stata data voce, ci è voluto tempo prima che ci si rendesse conto delle loro reali intenzioni. Molti di coloro che portano avanti idee filorusse è probabile che in realtà lo facciano in quanto di mentalità anti-Ue, anti-Usa o novax. Non gli frega nulla in realtà della Russia, ma hanno interessi in comune. È il discorso “il nemico del mio nemico è mio amico” e i russi giocano su tutte le sponde. Inoltre c’è un pattern: quando uno tira fuori una “notizia”, gli altri seguono in parallelo rilanciando la stessa, il che indica che c’è una regia a governare anche questo tipo d’azioni.
Per il suo lavoro ha ricevuto delle pressioni da parte russa?
Hanno mandato delle mail ai provider, non a me direttamente, dicendo di bloccare il traffico dati verso la Russia e togliere la mappa da l web. Molto probabilmente sono stato indicato da qualche collaborazionista italiano, come successo tutte le volte che sono finito su Russia today , dubito che altrimenti da Mosca mi avrebbero dedicato tante attenzioni.