Martedì 23 Dicembre 2025

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Cottarelli: «Sulle pensioni il vero è problema è la produttività»

Manovra, parla l'ex parlamentare Pd: «Borghi, Bagnai e Salvini avranno forse vinto una “battaglietta”, ma la legge Fornero non è stata abolita e quindi la visione di fondo non è cambiata»

23 Dicembre 2025, 19:33

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Carlo Cottarelli

Tra i senatori che hanno preso parte al voto di fiducia sulla legge di bilancio, avrebbe potuto ancora esserci Carlo Cottarelli, economista, ex-commissario governativo alla spending review, ed ex-parlamentare del Pd, dimessosi a inizio legislatura per una serie di incompatibilità con la linea del partito. Ma Cottarelli - che nel 2019 fu anche incaricato, senza esito, di formare un governo tecnico dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella – segue da vicino le vicende politiche e soprattutto economiche del Paese, in virtù del ruolo di direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani.

Professore, questa è stata la settimana del braccio di ferro tra Giorgetti e il suo partito, la Lega, su una serie di temi, tra i quali spicca quello delle pensioni. Come farà la maggioranza a conciliare esigenze elettoralistiche e conti in ordine?

Teniamo conto che se questa “battaglietta” l'hanno vinta Borghi, Bagnai e Salvini, la visione fondamentale non cambia, cioè non c'è stato un abbandono, non c'è stata la cancellazione della legge Fornero e sostanzialmente si è continuato a prendere provvedimenti per comunque frenare la corsa verso il pensionamento, visto che come dice con ragione Giorgetti non ce la possiamo permettere, con il sistema demografico che abbiamo. Perché l'indicizzazione dell'età di pensionamento all'innalzamento delle aspettative di vita è stata decisa prima, c'era già anche prima della legge Fornero e adesso con questa manovra si è fondamentalmente posticipata, rallentata un pochino l'entrata in vigore dell'allungamento delle aspettative dell'età di pensionamento, ma nella sostanza siamo in linea con quanto era stato previsto addirittura da 2010, e cioè l'indicizzazione dell'età di pensionamento alle aspettative di vita, per l'appunto.

Ma se si continua con questa curva demografica, basterà il sistema attuale?

Il problema è principalmente di produttività dell'occupazione: la Ragioneria ci dice che con l'attuale sistema il rapporto tra spesa pensionistica e PIL aumenterà nei prossimi 15 anni di un punto percentuale. Per non farlo aumentare - e le ipotesi sono piuttosto ottimistiche - occorrerà fare qualcos'altro, o sulle pensioni, o su altre forme di spesa, però noi abbiamo già una spesa per pensione che è parecchio elevata. Sono tendenze demografiche presenti in molti paesi, ma da noi sono più forti. Ecco perché il nodo è la produttività: far crescere di più la produttività, se adesso ci sono un giovane per ogni anziano e fra vent'anni ci sarà un giovane ogni due anziani. Se però quel giovane è il doppio produttivo il problema sarà risolto, perché non è un problema di finanza pubblica. E' la necessità di una società in cui ci sono persone che non producono più, però mangiano, però si vestono, però fanno viaggi (gli anziani) e persone che lavorano e devono produrre per loro e per quelli che non lavorano. E' da qui che viene fuori lo squilibrio pensionistico, non è una questione di conti dell'Inps.

Ma i posti di lavori, verosimilmente, diminuiranno, anche per effetto della rivoluzione dell'intelligenza artificiale...

Io ho parlato di prodotto complessivo, quindi se ci sono meno occupati ma la produttività aumenta, questo non è che rende le cose peggiori. Nella storia dell'umanità abbiamo visto che lo sviluppo tecnologico non ha mai portato a disoccupazione, non è che adesso ci siano più disoccupati di quanti ce ne fossero due secoli fa, eppure c'è stato un progresso tecnologico mai avuto prima. Quando c'è un aumento di produttività, da che mondo è mondo, le condizioni migliorano. Abbiamo avuto il weekend, che è stato un grande regalo della tecnologia, i giorni lavorativi che non più di 12 ma di otto ore o anche meno, addirittura quattro giorni alla settimana di lavoro per certe professioni. Ci metterei anche lo smart working perché il lavoro remoto per me è una forma di lavoro meno intenso di quello che si fa in presenza. Tutte cose che sono rese possibili dalla produttività. Detto questo, però non illudiamoci, perché per ora le meraviglie dell'intelligenza artificiale hanno avuto un impatto, per esempio negli Stati Uniti, paese tecnologicamente più avanzato, più modesto di quanto è avvenuto dopo la seconda rivoluzione industriale. Non è che il progresso tecnologico può fare tutto, nonostante l'intelligenza artificiale.

Ci avviciniamo alle elezioni politiche, che per definizione cozzano con l'esigenza di mettere norme più produttive, di andare fino in fondo sulla tenuta dei conti. Come si fa?

Dipende dagli elettori. Se gli elettori premiassero chi fa cose che servono al paese per aumentare la produttività, il problema non ci sarebbe. Io credo che la produttività aumenti se fai più investimenti. Quindi bisogna rendere il paese un paese dove conviene fare investimenti, riducendo la pressione fiscale, riducendo la burocrazia e poi cercando di avere un prezzo dell'energia che è molto più basso di quello che è attuale. Abbiamo fatto questa nota di recente con l'Osservatorio sui conti pubblici, che fa vedere che le imprese spagnole, le piccole mini imprese spagnole pagano l'energia elettrica 60% in meno di quelle italiane. Allora è ovvio che è più facile fare investimenti, innovazione, perché per fare tutto questo bisogna investire, per fare investimenti bisogna trovare un clima ambientale per gli investimenti che vada bene.

Però il trend elettorale non sembra questo...

Vero, ed è questo il motivo per cui continuiamo a crescere poco.

Un'ultima domanda, che è una curiosità: ha mai avuto un rimpianto sulla scelta di abbandonare il Parlamento?

Con tutto il rispetto per quello che fanno i nostri parlamentari anche in questo momento, vicino alle vacanze, resto felice di aver lasciato.