David Ermini, avvocato, già vice presidente del Csm, cosa voterà al referendum sulla separazione delle carriere e perché?
Voterò No. Non solo per il merito, ma anche per il metodo. Una riforma così importante che tocca uno dei tre poteri dello Stato su cui si fonda una democrazia liberale avrebbe avuto bisogno di una discussione molto più completa. Invece il testo che è uscito dal Consiglio dei Ministri è arrivato alla approvazione senza l’accoglimento di un solo emendamento ancorché proposto dalla maggioranza. Una modalità che non fa bene al sistema dei rapporti istituzionali e agli equilibri su cui si fonda il nostro Stato.
Non le sembra che qualcosa stoni anche solo esteticamente nel vedere che chi accusa e chi giudica non solo è nello stesso sindacato ma anche nello stesso organo di amministrazione?
Tutt’altro, un pm parte integrante della giurisdizione è una garanzia non una stonatura. Ho sempre sostenuto ed ancora insisto che all’ufficio del pm sarebbero dovuti arrivare i magistrati con almeno due valutazioni di professionalità alle spalle (cioè otto anni di funzione giudicante). Adesso i pm diventeranno dall’inizio della loro carriera, sostanzialmente, capi della polizia giudiziaria, con tanto di esercito e strumenti, e per gli avvocati, che questo esercito e questi strumenti non avranno mai, non sarà vita facile. Inoltre con un Csm composto tutto da pm non sarà più come adesso. Gli attuali numeri (15 giudicanti e 5 pm) rendono equilibrato il lavoro del Consiglio.
Mattarella nel 2020 parlò di “modestia etica” in riferimento allo scandalo dell’Hotel Champagne. Secondo lei il Csm ha superato tutto?
Dopo la vicenda dell’Hotel Champagne tutti fummo colpiti da quanto accaduto e il Presidente della Repubblica pronunciò frasi durissime. Qualcuno ha inteso che fosse un attacco alla magistratura ma si sbagliava. Il Presidente ha sempre difeso l’istituzione magistratura che è un architrave della democrazia liberale. Sono anni che la magistratura viene attaccata. Nessuno può negare i comportamenti sbagliati che certamente ci sono stati, ma non si può delegittimare l’intera magistratura che tanto ha fatto per il nostro Paese. Durante il mandato al Consiglio, abbiamo avuto tante vicissitudini che tutti ben conoscono, oltre ovviamente alla pandemia, ma ci siamo impegnati per ridare alla magistratura quell’immagine che le è dovuta. Non è stato un periodo facile, anche personalmente ha lasciato in me molte ferite.
Nicolò Zanon ha sostenuto che le correnti al Csm lottizzavano persino gli autisti. Lei che ricordo ha?
Il dottor Zanon ha fatto parte del Csm diversi anni prima del mio. Io non ho riscontrato quello che lui dice. Immagino parli del suo periodo, ma è una generalizzazione inaccettabile e abbiamo inviato una lettera di solidarietà al personale.
Per i sostenitori del Sì diverse riforme non sarebbero riuscite a frenare le degenerazioni correntizie. Da qui la necessità del sorteggio. Che ne pensa?
Scegliere un organo di rilievo costituzionale con una lotteria è all’opposto del pensiero dei nostri costituenti. Ci sono state nel corso degli anni palesi violazioni disciplinari ed etiche e si pensa di correggerle andando alla sorte. Strano modo in un sistema democratico rappresentativo. Al Csm come in Parlamento, o in qualunque funzione pubblica non si risolve il problema togliendo la possibilità di scelta al corpo elettorale corrispondente ma ciò che conta sono le persone scelte che devono sempre avere come punti di riferimento la Costituzione e il suo garante che è il Presidente della Repubblica.
In passato anche il suo partito, il Pd, propose un’Alta Corte disciplinare. Perché questa, proposta da Nordio, non va bene?
Precedenti proposte la ipotizzavano per tutte le magistrature e prima di parlare di Alta Corte, che avrà molti problemi giuridici e logistici, si doveva cambiare il codice disciplinare. Quello in vigore è obsoleto e crea difficoltà di applicazione. Non condivido l’idea di creare un altro organismo così come previsto. Oltretutto con la penuria di denaro che c’è oggi mi pare un controsenso. Quanti saranno i costi di questa riforma? Il Csm nel mio periodo costava circa 32 milioni, adesso credo sia aumentato anche per ragioni di investimenti. Per due Csm e l’Alta Corte penso che andremo oltre i 100 milioni l’anno.
Cosa pensa del fatto che una parte di campagna referendaria poggi sui libri di Luca Palamara?
Che così si evita di parlare del merito della riforma perché ci sono pochi argomenti di merito. Tutti dicono che questa riforma non cambierà alcunché per i cittadini, nessuna riduzione dei tempi, nessuna risorsa né per il personale né per l’edilizia giudiziaria e carceraria e nessun impatto sugli errori giudiziari.
Secondo lei il vero obiettivo del governo è quello di sottoporre i giudici al controllo della politica, benché questo non sia previsto nell’articolato della riforma?
Da come è stata impostata la riforma mi pare ineludibile. La riforma concederà così tanto potere ai pm che alla fine l’esecutivo dovrà intervenire. Non so come lo farà, ma così povere autonomia e indipendenza.
Qualche giorno fa è stato costituito il grande comitato del Sì, nato nelle stanze di Fratelli d'Italia. Un atto di forza o di debolezza per la paura di perdere?
La vera e unica front-woman del Si è Giorgia Meloni. La presidente nei vari comizi si è già esposta in modo diretto. Dovremo vedere se aumenterà o meno la sua forza comunicativa. Questo però significa politicizzare ancora di più il referendum, e come tutti sappiamo, anche per le esperienze passate, potrebbe essere un rischio.
Cosa pensa del fatto che del grande comitato del Sì facciano parte due consigliere laiche dell’attuale Csm?
Io non lo avrei fatto. Sono scelte di sensibilità personale. Quando sono stato al Csm non sono mai entrato a Palazzo Chigi e tanto meno al Nazareno. Ritengo che quando si ricopre una carica così importante si debba non solo essere super partes ma anche apparire.