Dottor Edmondo Bruti Liberati, già presidente dell’Anm, giovedì è nato il Comitato nazionale “Sì Riforma”, molto vicino al centrodestra. Che ne pensa di tutto questo?
Apprezzo il titolo perché, a differenza del Comitato “Sìsepara”, chiarisce che non solo di separazione si tratta. È Sì sul complesso della riforma, nonostante diversi promotori si siano espressi, di volta in volta, contro il sorteggio o contro la separazione delle carriere. La sgangherata Alta Corte disciplinare ha raccolto l’unanimità delle critiche dei costituzionalisti che se ne sono occupati. Il presidente professor Zanon afferma che ciò che unisce i promotori sono “le storie personali” e un “orientamento culturale e politico”. In ogni caso è la condivisione del progetto di fondo: la riduzione alla quasi irrilevanza del Csm.
Cosa pensa quando sente il Governo dire che questa riforma serve a “ricondurre” la magistratura e che oggi è utile alla destra, domani lo sarà alla sinistra?
È proprio così: un “riequilibrio tra i poteri”. Mantenere all’articolo 104 della Costituzione la proclamazione dell’indipendenza della magistratura a nulla vale quando viene reso pressoché irrilevante proprio quell’organo che il Costituente ha voluto per garantirne l’effettività. Una fragile indipendenza mette a rischio l’eguaglianza di tutti davanti alla legge.
Nel 2022, oltre 1700 magistrati si espressero a favore del sorteggio. Questo dato non porta a dire che forse non è così scandaloso come strumento?
Quel sondaggio, poco partecipato (votò il 54,31%), era espressione emotiva di una giusta reazione per lo scandalo dell’Hotel Champagne. Alle elezioni del Comitato direttivo dell’Anm di questo gennaio il gruppo sostenitore del sorteggio, costituitosi nella corrente “Art.101”, ha raccolto 304 voti in una elezione cui ha partecipato l’81,57%. Una partecipazione così elevata in tempi di astensionismo indica quanto l’Anm sia rappresentativa di tutta magistratura.
Non le sembra che qualcosa stoni anche solo esteticamente nel vedere che chi accusa e chi giudica non solo è nello stesso sindacato ma anche nello stesso organo di amministrazione?
L’articolo 111 della Costituzione detta il principio del contraddittorio tra accusa e difesa nella assunzione delle prove davanti al giudice. È, come in altri casi, una norma processuale inserita in Costituzione, ma nulla dice sulla posizione istituzionale del pm. La formula “parità delle armi” indica la posizione di fronte al giudice, ma i ruoli rispettivi di accusa e difesa rimangono, anche in un processo di tipo accusatorio, radicalmente diversi. Il pm che all’esito del dibattimento veda non sostenibile la tesi di accusa ha il “dovere” di chiedere l’assoluzione e comunque aveva il “dovere” di non nascondere al giudice elementi a favore della difesa di cui fosse stato a conoscenza. La parte privata ha sempre il “dovere” di sostenere la difesa, anche di fronte a prove che possono apparire schiaccianti, scegliendo tra richiesta di assoluzione o di attenuanti, in una libera scelta di strategia difensiva. Inutile dire che il difensore che rendesse noti al giudice elementi contrari al suo assistito commetterebbe un reato.
Il Presidente Mattarella nel 2020 parlò di “modestia etica” in riferimento allo scandalo dell’Hotel Champagne. Secondo lei il Csm ha superato tutto?
L’associazionismo giudiziario ha luci ed ombre; quella grave caduta ha visto reazioni. Il rischio di chiusure corporative è sempre immanente, ma lo si contrasta con il confronto aperto delle posizioni, con il pluralismo nel Csm e non con il tiro dei dadi. Del clima attuale ha dato atto il vicepresidente Pinelli: l’80% delle nomine avviene all’unanimità. Che poi in alcuni casi laici e togati nel Csm abbiano idee diverse è fisiologia del confronto pluralistico.
“Vorresti giudici che dipendono dalla politica? No”: questo lo slogan lanciato qualche giorno fa dal Comitato del No dell’Anm. Ma dove è scritto che sarà così?
Non è scritto nella riforma, ma i fatti parlano. Non passa giorno che esponenti della politica, ai massimi livelli, non intervengano a censurare con veemenza decisioni sgradite di giudici, qualunque sia la materia, se non si accordano “alla politica del governo”. Quanto poi al pm vi è il rischio che, separato, sia attratto nella logica di polizia, sia più sensibile alle pressioni delle campagne “legge e ordine” oggi di attualità. Il nuovo pm “forte contro il crimine”, che si autogestisce con il suo Csm può diventare “forte a tutto campo” e dunque anche nel promuovere indagini nei confronti di esponenti dell'economia, della finanza e della politica. La forza di questo nuovo pm sarebbe anche la sua debolezza, poiché la politica, alla lunga non resisterebbe alla tentazione di metterlo sotto tutela. Il debole Csm dei sorteggiati non avrebbe l'autorevolezza per reagire. In molte democrazie il pm è separato dai giudici, ma in tutte il governo tramite il ministro della Giustizia, esercita una qualche influenza sul pm. Lo fa con prudenza, con molto self restraint. Dove ciò non avviene (Ungheria e Stati Uniti di Trump) è in crisi la democrazia e lo Stato di diritto.
Comunque ci sarà un giudice più forte con il suo Csm e il pm resta indipendente.
I giudici non avranno un Csm “forte e autorevole” che li possa tutelare da censure, incursioni, delegittimazione da parte della maggioranza politica del momento. L’indipendenza del pm viene mantenuta come proclamazione e, si aggiunge, per mettere il pm alle dipendenze del governo occorrerebbe una nuova riforma costituzionale che nessuno vuole. Ma basterebbero interventi con legge ordinaria, modificando qualche norma della procedura penale come gli articoli 330 e 335: eliminare la possibilità per il pm di acquisire di propria iniziativa notizie di reato; articoli 331 e 347: eliminare l’obbligo per la pg di riferire al pm le notizie di reato “senza ritardo”; articoli da 56 a 59: eliminare o ridimensionare le sezioni di polizia giudiziaria presso le procure. Ancora, reintrodurre una rigida gerarchia nella struttura del pm, per esempio ripristinando l’avocazione senza limiti da parte del procuratore generale. Potrei continuare, ma non voglio passare per cattivo maestro.